Torino, senza dubbio, è una città così bella che non delude mai. Finita la settimana di Artissima, Paratissima, The Others e altro, che quest’anno hanno visto una partecipazione da record, continuano le mostre spesso inaugurate proprio in quella settimana.
Un’esperienza unica. Camminare su quella che per decenni è stata la mitica pista prove della Fiat con le sue curve paraboliche e collocata sull’ultimo piano dell’ex fabbrica a Lingotto è già solo questo un must.
Vedere la pista che per l’occasione è diventata anche il giardino artistico e pensile più grande d’Europa, rappresenta la rivalsa della natura sull’inquinamento e su quanto di tossico abbia prodotto l’uomo per decenni. Una vera e propria nemesi storica. Oltre 40000 piante di più di 300 specie autoctone lasciano stupiti e meravigliati.
Tra queste meraviglie su prenotazione organizzano il test drive della nuova Fiat 500 elettrica. Ma oltre alle piante, come vi dicevo, sono presenti sparse sulla pista, le opere di artisti internazionali come: Nina Beier, Valie Export, Sylvie Fleury, Liam Gillick, Marco Giordano, Nam Goldin, Shilpa Gupta, Louise Lawler, Mark Leckey, Cally Spooner e Superflex. Opere queste che si confrontano senza alcun imbarazzo, con l’architettura, il giardino e la storia della fabbrica e diventano anche loro un inno alla sostenibilità e alla memoria.
Dalla pista attraverso gli ascensori si arriva a vedere queste due interessanti mostre.
La prima Tiepolo x Starling è al piano superiore e mette a raffronto l’opera famosa l’Alabardiere di Giambattista Tiepolo con il progetto dell’artista concettuale inglese Simon Starling che grazie al suo lavoro cerca ipoteticamente di ricongiungere la storica tela alla sua parte mancante. Lo fa attraverso il suo lavoro fotografico e artistico anche aiutato dalle altre opere del Tiepolo presenti grazie ai prestiti di collezioni internazionali.
Al piano sottostante invece l’interessante e curiosa mostra di Sylvie Fleury dal titolo “Turn me On “a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabro’ Visconti fino al 15 gennaio 2023. L’artista svizzera (1961) che si definisce una femminista punk sotto mentite spoglie, ci accompagna in un viaggio nel mondo capitalista dove la donna viene utilizzata e spesso strumentalizzata da una visione machista sin dagli anni 80. Una critica spietata la sua all’essere uomo che utilizza i linguaggi della Pop Art e del minimalismo.
Molto interessante l’attraversamento della grotta “Be Good, be bad, just be “che rappresenta quasi un percorso ascetico e di purificazione che conduce nella sala bianca di pelliccia dal nome “ Fur Fetish: Silver Screen Survey “e dove troviamo i fazzoletti sui quali ha scritto con la macchina da scrivere i nomi dei film di Hollywood dove le attrici indossano pellicce creando così un nuovo stereotipo della donna da diffondere e da sviluppare.
Un’altra bella mostra da vedere di questo bravo ed apprezzato artista (1967) al Castello di Rivoli. Un’altra occasione per farsi conoscere oltre quella della mostra in corso a Palazzo Strozzi a Firenze. La mostra è allestita negli storici spazi della manica lunga. Ci si incammina nel buio tra le luci, le proiezioni e i caleidorama (caleidoscopi + panorama) che rappresentano il suo lavoro. Forme e geometrie si animano creando figure e giochi illusivi che lasciano stupore e meraviglia in un percorso sensoriale unico. Ci lascia individuare lo spazio e l’oscurità fino a rendere visibile l’invisibile.
Ma dietro questo processo c’è uno studio complesso su quelle che sono le dinamiche per la difesa della natura e dell’ambiente. Più di 70 persone collaborano nello studio berlinese dell’artista con i ruoli più diversi. Ambientalisti, fisici, curatori d’arte e non solo condividono con lui progetti e studi per la tutela dell’ambiente in cui viviamo.
Molto bella l’ultima opera “Your non-human friend and navigator” che ha come oggetto 2 tronchi di legno portati dal mare, raccolti sulle spiagge islandesi, un altro paese questo, dove l’artista è vissuto per tanto tempo e sua fonte di ispirazione.
Bellissime mostre in questo nuovo ed affascinante museo a Palazzo Turinetti, destinato alla fotografia e alla video arte inaugurato a maggio 2022.
Quella di Crewdson (1962 ) è affascinante e ci porta come al solito in un mondo sospeso e surreale. La mostra è curata da Jean-Charles Vergne e riunisce le tre serie fotografiche prodotte dal 2012 al 2022. Si parte dalla prima serie Cathedral of Pines (2013 – 2014) con le foreste selvagge e isolate poi con “An Eclipse of Moths “(2018-2019) il fotografo ci porta in solitari e squallidi paesaggi post-industriali ed in “ Eveningside “che rappresenta la sua ultima serie inedita ed è rigorosamente in bianco e in nero Crewdson torna a soffermarsi sui personaggi e sulle loro storie e vite solitarie ai confini della realtà.
Interessante anche la serie fotografica “ Fireflies “che nasce nel 1996 e che rappresenta la sua lunga contemplazione sulle lucciole.
La mostra invece di Lisetta Carmi, scomparsa recentemente all’età di 98 anni, “Suonare Forte” curata da Giovan Battista Martini lascia stupiti. 150 foto che ci fanno conoscere e rivivere le realtà e le problematiche del Novecento. La sua passione per il pianoforte, un divertente ed interessante reportage sui travestiti, le foto a colori di un parto in diretta, i ritratti di Ezra Pound e poi fabbriche, campagne e altro.
Oltre al bacio sono esposte le foto che riguardano cinquant’anni di lavoro dove il grande fotografo francese (1912- 1994) affronta temi differenti tra i quali: la guerra e la liberazione, il lavoro, l’amore, i giochi dei bambini, il tempo libero, la musica, la moda e gli artisti. Le sue foto immortalano con scatti semplici e spesso improvvisati la gente del popolo e della periferia parigina e fanno di lui uno dei padri della fotografia umanista francese. Molto interessanti anche l’intervista video al curatore e un frammento del film, realizzato nel 2016, dalla nipote del fotografo Clementine Deroudille.
Dopo il grande successo ad Artissima e al festival Steirischer Herbst’21 di Graz, l’artista (Cava de’ Tirreni 1977) approda con una bella mostra nelle storiche sale della Venaria Reale. La scultura di luce titolata “Assembly “già esposta anche a Londra grazie alla galleria Mazzoleni, è stata acquisita dal Consorzio delle residenze Reali Sabaude con il sostegno del PAC2021- Piano per l’arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Successivamente l’opera verrà collocata nella Citroniera Juvarriana della Reggia.
Bellissima selezione di opere, ricca di sorprese, sia in quella sull’Ottocento curata da Riccardo Passoni direttore della Gam e da Virginia Bertone che in quella sul Novecento curata sempre dal direttore Passoni.
Nelle 71 opere dell’Ottocento ritroviamo dei capolavori unici. Tra questi “dopo il duello “di Antonio Mancini e “Lo specchio della vita 2 di Pellizza da Volpedo. Ci sono paesaggi ma anche opere per l’epoca molto trasgressive. Tra queste “La femme de Claude “alias “L’Adultera “dove il giovanissimo Francesco Mosso, morto ad appena 29 anni, dipinge una giovane donna vittima della violenza del marito.
Nella parte della mostra che riguarda il Novecento le opere vengono distribuite e messe a confronto nelle 19 sale del museo. Si parte dalla sala con De Chirico, Morandi e de Pisis, per poi passare a quelle delle avanguardie storiche. Una bella sezione dedicata all’astrattismo italiano con Melotti, Licini e Fontana e un’altra dedicata alla scuola romana indagando sull’arte dopo il 1945 tra astratto e figurativo. Poi ancora una sezione di artisti internazionali tra i quali Chagall, Picasso e Chillida.
Poi l’informale del paesaggio e della natura che coinvolse anche artisti torinesi. Segue un settore dedicato alla Pop art italiana e straniera e al new Dada con Manzoni, Nevelson, Klein e Warhol. Il percorso termina con l’Arte Povera il movimento teorizzato nel 1967 da Germano Celant con le opre di Merz, Penone, Boetti, Kounellis, Anselmo, Pistoletto e Zorio.
La mostra “Hic Sunt Dracones “curata da Elena Volpato è un confronto tra l’artista Chiara Camoni e il collettivo Atelier dell’Errore. Artisti differenti che si fronteggiano opera per opera affrontando il pensiero metamorfico e quello della contraddizione. Vedere in ogni cosa anche ciò che non è e con la fantasia arrivare alla visione di draghi o esseri ibridi e poliformi.
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