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Negazionisti dell’omosessualità: storie di vite distrutte dallo stigma

Da Ayrton Senna a Leopardi, da Umberto Bindi al pugile Emile Griffith. In un universo di reticenze velate di perbenismo l’omosessuale si è sempre nascosto per evitare lo stigma o, peggio, la persecuzione o la morte.

Di Valerio Magrelli
Pubblicato il 24 Ott. 2021 alle 12:21

“Vite parallele”, “Vite immaginarie”, “Vite minuscole”, “Vite che non sono la mia”, “Vite di uomini non illustri”, “Vite di corsa”… Quanti libri sono stati dedicati a raccontare le esistenze più disparate! Ho citato sei titoli, ma ce ne sarebbero molti da aggiungere. Ed è appunto in questo alveo che si colloca “Vite negate” di Franco Buffoni, edito adesso da Fve Editori. Si tratta di un catalogo di “storie di negazione dell’omosessualità avvenute anche in un passato lontano, quando i termini ancora non esistevano, ma i comportamenti, le negazioni e le sofferenze sì […] Negazioni tutte declinate al maschile non perché non ne esistano almeno altrettante appartenenti all’universo femminile, ma semplicemente perché chi scrive non possiede la strumentazione per farlo”.

Rispetto ai testi poc’anzi citati, quello di Buffoni si differenzia per una caratteristica fondamentale: accanto al racconto vero e proprio, corre cioè il filo di una denuncia amara e insistente, nella forma di un’accusa contro il conformismo di società spesso distanti ma collegate dalla stessa prepotente omofobia. “Vite negate” spicca insomma per una decisa presa di posizione a favore della libertà dell’individuo nei confronti delle proprie scelte sessuali, in aperta contrapposizione contro l’oppressione religiosa o statale. Ora, dato che, “definire e definirsi è un atto essenziale”, è logico che, in “un universo di reticenze e di negazioni velate di perbenismo e ipocrisia”, l’omosessuale si sia sempre nascosto, per evitare lo stigma e il disdoro, quando non la persecuzione o la morte.

Ecco allora susseguirsi le esistenze di figure diverse come quelle di sovrani (Edoardo II d’Inghilterra ed Enrico III di Francia), sportivi (il pugile Emile Griffith e pilota di Formula Uno Ayrton Senna), musicisti (Schubert e Ciaikovski), ma soprattutto poeti (Leopardi, Hopkins, Rebora, T.S. Eliot, Gozzano, Moretti, Palazzeschi, oltre a Verlaine e Rimbaud). “Omosessuali non si nasce né si diventa. Omosessuali si è”, annota Buffoni, e le sue parole suonano tanto più illuminanti davanti alla storia di Pierre Seel, deportato omosessuale in un lager nazista che assiste al martirio del suo compagno sbranato dai cani. Non meno toccanti sono le peripezie del mite musicista Umberto Bindi, finito sul lastrico perché, dopo il successo di Canzonissima 1960, la Rai gli chiuse le porte in faccia ritenendolo “troppo chiacchierato”. Impressionante, infine, la vicenda delle lettere scritte in polacco da Chopin ai suoi amanti, che sino ad anni recenti sono state tradotte volgendo al femminile le espressioni amorose declinate al maschile. Questi documenti hanno mantenuto il loro segreto sino al 2020, quando il pianista e studioso elvetico Moritz Weber ha reso noto l’esito delle analisi da lui effettuate sui documenti originali. Ecco perché questo libro, oltre che appassionante, risulta semplicemente necessario.

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