I siti culturali che Trump ha minacciato di bombardare in Iran
Dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo) nel raid condotto dagli Usa il 3 gennaio sull’aeroporto di Baghdad, la tensione tra Stati Uniti e Iran sembra ai suoi massimi storici, e ora Trump ha minacciato di bombardare i siti culturali in Iran.
In uno dei suoi tweet relativi alla crisi innescata con l’uccisione del comandante dei Pasdaran, il presidente Usa ha annunciato l’intenzione di colpire 52 siti del patrimonio culturale iraniano nel caso in cui Tehran prendesse di mira obiettivi statunitensi per vendicarsi.
“L’Iran ha rilasciato dichiarazioni molto dure sull’intenzione di colpire alcuni obiettivi USA come vendetta per il fatto che noi abbiamo liberato il mondo dal loro leader terrorista che aveva appena ucciso un americano”, ha scritto Trump su Twitter.
“Quanto segue serva come monito: se l’Iran colpirà qualsiasi obiettivo americano, noi abbiamo individuato 52 siti iraniani (che simboleggiano i 52 americani presi in ostaggio dall’Iran molti anni fa), alcuni di alto livello, molto importanti per l’Iran e per la cultura iraniana, e questi obiettivi, e l’Iran stesso, saranno colpiti molto velocemente e molto duramente. Gli Usa non vogliono più minacce!”, ha concluso il presidente Usa.
Eppure tra gli obiettivi individuati da Trump ce ne sono ben 24 inseriti nel patrimonio Unesco, che un trattato del 1972 obbliga a non bombardare. Altri siti, invece, sono nella lista provvisoria, in attesa di essere presi in considerazione per la nomina da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza e la Cultura.
In una riunione con l’ambasciatore iraniano, il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay ha ricordato che sia Tehran che Washington hanno firmato una convenzione che impone agli stati di non intraprendere “qualsiasi misura deliberata che possa danneggiare direttamente o indirettamente il patrimonio culturale e naturale” di altri stati, e che Trump è costretto a rispettare.
Qualora decidesse di violare il trattato, firmato da 175 stati, colpirebbe un’eredità artistica dal valore inestimabile.
Il segretario alla Difesa Usa, Mark Esper, si è affrettato a smentire il presidente Trump affermando che “gli Usa rispetteranno le leggi dei conflitti armati”, ha assicurato il capo del Pentagono.
Prendere di mira siti culturali è infatti considerato un crimine di guerra in base alla Convenzione dell’Aia per la protezione dei siti culturali del 1954.
Ecco i più importanti siti culturali e archeologici dell’Iran protetti dall’Unesco che Trump potrebbe distruggere.
Fondata nel 518, a.C, è il gioiello del patrimonio archeologico iraniano: un complesso monumentale progettata per stupire, con una grande terrazza metà artificiale e metà naturale, dove il re Dario creò un imponente complesso di palazzi e templi di marmo ispirati ai modelli mesopotamici. La città è stata saccheggiata da numerosi visitatori, tra cui Alessandro Magno, ma a Trump resterebbe ancora molto da distruggere: statue ben conservate e bassorilievi che rappresentano le creature mitiche dell’impero multiculturale achemenide, di cui Persepolis era capitale.
Il monastero di San Taddeo, quello di Santo Stefano e la cappella di Dzordor sono insediamenti monastici critiani che, secondo l’Unesco, rappresentano la ricchezza degli scambi interculturali avvenuti tra le culture bizantina, sira, persiana, ortodossa e islamica.
Questa cittadella sulla via della seta, risalente al VI secolo a.C, rappresenta la più grande costruzione in mattoni di adobe del mondo. Si trova in cima a una collina e si estende su 160mila metri quadrati, con una fortezza centrale circondata da strade, case e bazar, protetta da mura alte 7 metri. È stata in gran parte distrutta dal terremoto del 2003, ma la sua ricostruzione è ancora in corso. Anche in questo caso, al presidente Usa resterebbe ancora molto da annientare.
Le iscrizioni di Behistun sono situate sull’omonimo Monte, che si trova nella provincia di Kermanshah. Queste iscrizioni multilingue rappresentano un documento cruciale per la scrittura cuneiforme, perché servono a decifrare un sistema di scrittura che si credeva perduto, proprio come la stele di Rosetta per i geroglifici egiziani.
Villaggio preistorico della provincia di Kerman, è ancora abitata da circa 100 persone, che vivono dentro le grotte.
Questa torre funeraria alta 50 metri si trova nella città di Gonbad-e Qābus e risale agli inizi dell’XI secolo. Un millennio dopo, sembra ancora la torre di mattoni più alta del mondo. Il design è meravigliosamente austero, e la sua pianta ha la forma di una stella a 10 punte, mentre il tetto è conico. Il monumento funerario è un altro esempio di antica eccellenza iraniana sia nell’ingegneria che nello stile.
Residenza storica della dinastia reale Qajar, si trova a Teheran. Si tratta del più antico monumento della città, parte di un complesso di edifici un tempo racchiusi dalle mura della storica cittadella.
È una delle moschee più meravigliosamente e sfarzosamente decorate della città, perché costruita solo per la corte reale, e non per il grande pubblico. Il suo interno contiene alcune delle piastrelle più raffinate che si possano trovare in qualsiasi parte del mondo, in particolare la cupola, con motivi geometrici complessi che si dice assomiglino alla coda di un pavone, a testimonianza di infinite ore di lavoro, restauro e cura. Rappresenta l’espressione architettonica più importante della dominazione selgiuchide in Persia ed è diventata patrimonio Unesco nel 2002.
Fondata da Ciro il Grande nel VI secolo a.C., è stata la prima capitale dinastica dell’impero achemenide. Il suo stile è unico ed iconico, con spettacolari palazzi a colonne e altri edifici disposti su grandi giardini divisi da corsi d’acqua, fonte d’ispirazione per il Taj Mahal in India e l’Alhambra in Spagna e prototipo per l’intero design asiatico. Gli edifici sono per lo più resti, sebbene una struttura sopravvissuta sia la presunta tomba di Ciro.
La città di Soltaniyeh, capitale della dinastia Ilkhanid, fondata dai mongoli, è uno degli esempi eccezionali delle realizzazioni dell’architettura persiana e un monumento chiave nello sviluppo della sua architettura islamica. Ospita il mausoleo di Oljaytu, edificio ottagonale coronato da una cupola alta 50 metri, coperta di faenze turchesi blu e circondata da otto minareti slanciati. È il primo esempio esistente di cupola a doppio guscio in Iran.
Il Dasht-e Lut, talvolta scritto anche Dasht-i-Lut, è un vasto deserto salato dell’Iran sudorientale ed è il venticinquesimo deserto più vasto del mondo, esempio eccezionale di processi geologici ancora in corso.
Il giardino persiano è stato concepito per simboleggiare l’Eden e i quattro elementi zoroastriani di cielo, terra, acqua e piante. Situato vicino a Mahan, nella provincia di Kerman, si estende per circa 5 ettari con una forma rettangolare, e comprende nove giardini. Ognuno di questi è diviso in quattro settori, con l’acqua che gioca un ruolo importante sia per l’irrigazione che per l’ornamento.