Domenica 27 gennaio, il presidente onorario dell’Accademica della Crusca Francesco Sabatini è intervenuto al Tg1 sulla questione della legittimità dell’uso transitivo di verbi intransitivi come “scendere” o “salire”.
La questione è stata molto dibattuta nelle ultime settimane. Tutto è nato da una nota pubblicata l’11 gennaio da uno degli accademici della Crusca, Vittorio Coletti. Molti lettori chiedevano se fosse lecito costruire il verbo sedere con l’oggetto diretto di persona: ad esempio “siedi il bambino”.
La risposta però si prestava a qualche fraintendimento: “Diciamo che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali”.
La nota è sembrata un via libera a espressioni come la famosa “scendi il cane”, vera ‘bandiera’ di molti dialetti del Sud.
Sabatini, al Tg1 ha spiegato come queste costruzioni linguistiche siano diffuse “da secoli” e non solo al Sud Italia. “Uscire il bambino – ha detto Sabatini – è un’espressione usata ad esempio da Fenoglio, scrittore piemontese”.
La diffusione di questi costrutti non implica però che vadano considerati corretti da un punto di vista grammaticale. “Se qualche alunno usa queste costruzioni, bisogna correggerlo”, ha chiarito Sabatini.
Le parole del presidente onorario della Crusca vanno insomma nella stessa direzione di quelle pronunciate dal presidente dell’Accademia Claudio Marazzini.
Quest’ultimo, intervenuto sulla nota del professor Coletti, aveva infatti dichiarato: “Gli insegnanti devono stare tranquilli: potranno continuare a correggere gli studenti che scrivono esci la sedia”.
“Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che trasferisce un modo di dire popolare, accettandola nell’eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari”, ha spiegato Marazzini.
“Naturalmente se viene trasportato nella grammatica della scuola nascono dei problemi perché l’insegnante sarà comunque chiamato a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale”.
Lo stesso Coletti, ha spiegato Marazzini, ha difeso la sua interpretazione. Questi costrutti, insomma, sebbene accettabili in alcune situazioni del parlato, “non vanno trasferiti nella lingua formale”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it