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Quei sabato pomeriggio a casa De Masi (di S. Del Santo)

Credit: AGF
Di Susi Del Santo
Pubblicato il 18 Ott. 2024 alle 16:15

Un sabato pomeriggio di circa due anni fa, verso le cinque, sento il campanello di casa, mi alzo per andare ad aprire e Mimmo, di solito inchiodato alla scrivania davanti alla sua prosecuzione fisica, il computer, a voce alta: «Vado ioooo… aspetto una persona», dice. Sono rimasta seduta ed ho continuato il mio lavoro pensando – meno male -. Dopo più o meno due ore, incuriosita anche dalla lunghezza della visita, mi sono avvicinata alla porta del salotto e sono entrata timidamente chiedendo: «Volete un caffè, un té?». «Ti presento Giulio Gambino, sai, il giornalista di cui ti ho parlato che fa questa rivista», dice Mimmo prendendo una copia e mostrandomela. Conoscevo la rivista TPI, The Post Internazionale, che arrivava a casa e guardavo sempre con grande interesse. Ho fatto un bel caffè che hanno preso mangiando una fetta del mio ciambellone light.

Da quel giorno Giulio è entrato nella nostra vita. Cortese, dolce, paziente e sempre sorridente, si presentava a casa, in genere di sabato pomeriggio, per proseguire la lunga conversazione raccontata in questo libro, di cui allora ignoravo il contenuto. Diversi cinema persi in quei sabati, alcune cene con gli amici saltate. Chiacchieravano fino a tardi, ogni tanto andavo a sbirciare dai vetri della porta, Mimmo parlava, parlava e spesso ridevano a crepapelle. Si divertivano. Oramai il giovane Gambino era di famiglia.

Poi sono successe tante cose, Mimmo ha lavorato molto. Ha pubblicato un libro, ha portato a termine due impegnative ricerche col metodo Delphi e nell’ultimo anno di vita si è dedicato anima e corpo alla Scuola del Fatto Quotidiano. Non era facile seguire la sua attività frenetica. Il progetto del libro, nella mia mente, era stato messo un po’ da parte.

Sapevo che sarebbe stato prima o poi pubblicato, ma quando Giulio, nel mese di gennaio, mi ha annunciato di avere sbobinato 30 ore di conversazione e di volermi mandare il testo perché lo leggessi sono rimasta sgomenta. Sapevo di cosa si trattava perché Mimmo mi aveva spiegato l’idea di fondo del loro lavoro. Una lunga e articolata conversazione con un giovane giornalista, sui temi cruciali che condizionano la nostra vita e quelli che ne hanno stravolto gli equilibri generando il senso di smarrimento e disorientamento che tutti avvertiamo. Ma sempre con lo spirito decisamente ottimista di chi come lui ha sempre guardato al futuro con la consapevolezza che è possibile cambiare questo modello di società che sta implodendo per costruirne uno nuovo. 

Ho letto solo dopo qualche giorno, ma ero ancora in uno stato di apnea. Col tempo, tirando fuori la testa dal mare di dolore in cui ero piombata dal 9 settembre 2023 ho letto e riletto la conversazione al punto da sentire la sua voce, rivedere la gestualità, le risate, insieme a Giulio nel salotto di casa. 

Il mio contributo a questo libro è consistito in piccolissime modifiche e verifiche di eventi, citazioni, fatte nella forma parlata, durante, appunto, una conversazione. Restano intatti la capacità di affrontare concetti complessi con linguaggio chiaro e decifrabile, l’ironia, il sarcasmo le opinioni pungenti e dirette che distinguevano Domenico De Masi. 

Adesso so che è valsa la pena qualche film mancato, qualche cena saltata. E sono grata a Giulio Gambino per avermi affettuosamente coinvolta.

Leggendo e rileggendo mi sono resa conto che si tratta di una riflessione che Mimmo aveva iniziato già molti libri fa. Da “La società postindustriale” (1973) a “L’emozione e la regola “ (1989), a “Ozio creativo” (1995) , a “Il futuro del Lavoro” (1999), ed altri saggi, scritti, articoli, fino a “Mappa Mundi” (2014) che è un vero e proprio viaggio in alcuni modelli di società presi ad esempio ed esplorati descrivendone, sia pure sinteticamente, la cultura materiale e ideale. Tutto ciò: «Per affrontare la stesura di un libro che dovrebbe proporre un nuovo modello di vita per la nostra società senza orientamento. Un libro di cui non si può fare più a meno, ma che non può essere fatto da una sola persona e forse neppure da un team di nuovi illuministi. Grazie alla rete dovrà essere scritto da tutti per tutti». (Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento, Rizzoli, Roma 2014)

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