Vinicio Marchioni prof Palermo
“Ciao, mi chiamo Vinicio, ho 44 anni e vengo da una famiglia ignorante, non colta”. Inizia così il lungo post dell’attore Vinicio Marchioni che sui social commenta i fatti di Palermo, che hanno visto coinvolta la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, accusata di non aver vigilato sui suoi studenti 14enni che, in occasione della Giornata della Memoria, hanno presentato un video in cui riflettevano sulla violazione dei diritti umani ieri, con le leggi razziali, e oggi, con alcuni punti del decreto sicurezza voluto dal vicepremier leghista Matteo Salvini.
“Mio padre non ricordo se avesse finito le superiori, mia madre sì, poi ha fatto tutti i mestieri, fino a qualche anno fa si diceva operaia. A casa nostra però non sono mai mancati i libri. Pochi, ma c’erano”, continua ancora Marchioni.
“Ricordo l’enciclopedia dei 15, il romanzo da cui è stato tratto Serpico, La pelle di Malaparte, 20.000 leghe sotto i mari e i ragazzi della via Pal. Poi alle superiori ho incontrato un Professore di Lettere (facevo il Tecnico industriale..!) Alberto Averini si chiamava. A 16 anni mi ha regalato 1894 di Orwell, poi La fattoria degli animali, poi Edgar Lee Masters. Molte sere ci invitava a casa sua, con sua moglie e i figli a giocare a Risiko, il primo goccio di whisky l’ho bevuto da lui, leggevamo Leopardi, ci sentivamo la setta dei poeti estinti de L’attimo fuggente”, si legge ancora nel post.
“Il professor Averini non era comunista come si potrebbe pensare ragionando per clichè, anzi era un convinto anticomunista, si definiva liberale. Quelle sera discutevamo, crescevamo, litigavamo, noi adolescenti è lui poco più che 50enne credo. Ecco, dopo i fatti di Palermo, in questo clima di boia (chi molla) e ghigliottine delle pensiero; io ringrazio ufficialmente il Professor Alberto Averini e tutti gli insegnanti che spendono il loro tempo (poco remunerato e malissimo organizzato da una sistema scolastico che dovrebbe essere al primo posto di qualsiasi programma di governo senziente) perché hanno una responsabilità enorme, formare le menti di domani”, continua Vinicio Marchioni.
“‘La cultura e la libertà saranno le cose che ti mancheranno quando crederai di avere tutto; e le uniche cose che ti resteranno quando avrai perso tutto’. Ad Alberto Averini – Paolo Minasi, Antonio Palma, Luciano Pietropaolo – e a tutti gli insegnanti (appassionati) delle scuole italiane, semi abbandonati, come le strutture in cui insegnano. Viviamo tempi di resistenza culturale, civile, umana. Grazie a chi combatte questa battaglia ogni giorno silenziosamente”, conclude l’attore romano.