Fatti e non opinioni. Da sempre Piergiorgio Odifreddi, nella doppia veste di matematico e di divulgatore scientifico, si diverte a smascherare le millanterie delle pseudoscienze e le bugie raccontante da incantatori, astrologi e santoni di varia specie, supportati spesso dalla complicità dei media.
“La vera religione è la matematica, il resto è superstizione. O, detto altrimenti, la religione è la matematica dei poveri di spirito”.
Con diversi saggi all’attivo, ultimo fra i quali Il dio della logica. Vita geniale di Kurt Gödel matematico della filosofia (Longanesi, 2018), Odifreddi rende accessibile a tutti, o almeno a coloro che ricercano e non si fermano ai dogmi della fede, il mondo complesso dei numeri.
Nulla, credo: la scienza è un’impresa seria, che richiede abnegazione e sacrificio ed è riservata a pochi, mentre la maggioranza della gente pretende di poter dire la propria senza lo sforzo di studiare e senza la capacità di capire.
È sempre stato così, e infatti le superstizioni e le assurdità hanno sempre prosperato. Di diverso, oggi, c’è soltanto il fatto che i social media hanno reso evidente ciò che prima era sommerso.
Se prima ci si poteva illudere sulla qualità intellettuale della gente, oggi bisogna arrendersi all’evidenza che viviamo in un mondo di “asini ignoranti e presuntuosi”, come diceva Giordano Bruno (che non a caso è finito sul rogo).
Sono i vantaggi della democrazia. Come diceva Bertrand Russell, “un politico non è mai più stupido di coloro che l’hanno eletto”. E gli elettori sono in massima parte costituiti da quegli “asini ignoranti e presuntuosi” di cui abbiamo appena parlato.
Non possiamo dunque sorprenderci che essi eleggano i loro simili, e che qualcuno degli eletti finisca al governo.
La più grande contraddizione della democrazia è il fatto che essa si presenta come qualcosa di impossibile da realizzare. È una bellissima utopia, ma è come pretendere di avere un quadrato circolare: si possono avere quadrati, o cerchi, ma non entrambe le cose insieme.
E invece le caratteristiche della democrazia sono spesso incompatibili fra loro: il che è comodo, perché a seconda dei casi si può fare appello a una o all’altra, finendo per scontentare tutti nel tentativo di accontentarli.
Purtroppo in democrazia contano i grandi numeri, e il Movimento di Varoufakis rischia di essere un partitino che soddisferà i pochi che lo votano per decenza, ma che non avrà nessuna influenza.
Quanto all’ondata “nera”, ormai non è più solo europea, ma mondiale, e i suoi leader si riconoscono e si coalizzano fra loro: Trump, Bolsonaro, Netanyahu, Orban e Salvini sembrano ormai far parte di un unico schieramento, che va ben oltre i confini europei.
Temo di no, visto che lo stesso concetto di “post-verità” è filosofico. La verità riguarda i fatti, più che le opinioni, e la filosofia è più che altro una questione di opinioni: i fatti sono di pertinenza della scienza.
So di essere in minoranza, su questo argomento, ma questo non significa che abbia torto: come diceva Labriola, “la verità non si mette ai voti”.
Non credo che l’insegnamento della religione vada “rivisto”, ma abolito. Non si vede perché lo stato debba accollarsi il costo di un insegnamento impartito da professori che non debbono avere nessuna qualifica, a parte il benestare del vescovo, e che li inquadri addirittura nell’organico in corsie preferenziali.
L’ora di religione è un anacronismo pre-risorgimentale, oltre che post-fascista, e uno stato degno di questo nome dovrebbe vergognarsi di permetterlo, anche se il nostro si vanta di tenerlo.
In parte credo che sia una questione di simpatie personali: ciascuno di noi è attratto da certi tipi di persone, e distratto da altri. Ratzinger era un teologo che faceva onestamente il proprio lavoro, e leggere i suoi libri (o almeno l’Introduzione al Cristianesimo, che è quello che conosco meglio) poteva essere interessante e piacevole, anche senza necessariamente condividerne il contenuto.
Bergoglio fa meno onestamente il proprio lavoro, nel senso che è un tipico gesuita, capace di “dire la verità mentendo”, o “mentire dicendo la verità”: infatti mi sembra che riesca a confondere (e, a volte, pure a menare per il naso) sia i fedeli che gli atei.
Una sicuramente ci ha cambiato la vita, ed è il computer. Anche se molti credono che sia un’invenzione di Steve Jobs o di Bill Gates, in realtà il computer è stato progettato da Alan Turing, che era un logico matematico: lo inventò nella sua tesi di laurea del 1936, che usava appunto i metodi sviluppati da Gödel cinque anni prima.
Anzi, la tesi di Turing era un tentativo di tradurre in termini meccanici, più comprensibili al profano, il teorema che Gödel aveva dimostrato in termini matematici.
Come diceva Smerdjakov nei Fratelli Karamazov, “fa sempre piacere fare quattro chiacchiere con una persona intelligente”. Ma parlare con persone come Nash o Watson non è solo un piacere, per quanto grande: può essere anche una lezione di vita.
L’esempio di Watson mi ha stimolato a dire ciò che penso, anche quando sarebbe forse più utile o più comodo lasciar perdere.
In realtà, la vita non ha senso né con il Paradiso, né senza, perché il senso non è una proprietà della vita, ma delle frasi del linguaggio. Purtroppo questa semplice osservazione logica, che farebbe piazza pulita di tutto l’esistenzialismo, viene spesso dimenticata, e di discorsi insensati sul senso della vita se fanno (troppo) spesso in molte parrocchie: da quelle letterali, dei preti, a quelle metaforiche, dei filosofi.
Ma gli uni e gli altri saranno puniti andando all’Inferno, altro che in Paradiso!