Tante persone oggi si definiscono attiviste: per i diritti umani, per gli animali, per il clima. Ma che cosa vuol dire davvero fare attivismo? Perché lo si fa? E per chi? Irene Facheris si è posta queste e altre domande che vengono per lo più date per scontate e ha sviscerato il tema anche attraverso un questionario a cui hanno risposto 1150 persone.
Ne è nato questo libro, “Noi c’eravamo”, edito da Rizzoli, in libreria dal 5 settembre 2023, in cui si indaga il senso profondo dell’attivismo per risolvere le faide interne e rischiarare ombre e ambiguità che fanno spesso perdere di vista il vero obiettivo, ovvero il bene collettivo. Fare attivismo significa infatti agire avendo come fine il miglioramento della vita delle persone. Insomma, è necessario che ci sia un “noi” nello scopo che si persegue. Ma è sufficiente?
E si può parlare di attivismo anche quando si prova a ottenere questo obiettivo senza confrontarsi, decidendo da sé quale sia la strada migliore per raggiungerlo? In altre parole, si può fare attivismo senza un “noi” anche nel processo? La riflessione presentata in Noi c’eravamo è un’operazione senza precedenti che, andando al nocciolo di un’attività fondamentale in una società libera, racconta come e perché avvicinarsi al mondo dell’attivismo e come e perché restare. Perché con l’attivismo ci curiamo di noi. E l’attivismo diventa la nostra cura.
L’autrice
Irene Facheris (Milano, 1989) è un’attivista femminista e una formatrice esperta in studi di genere. Tiene incontri sulla parità nelle principali scuole,
università e organizzazioni italiane. Durante il primo lockdown ha iniziato il podcast Palinsesto Femminista, che le ha permesso di parlare con moltissime
persone che fanno attivismo, gettando le basi per questo libro. È autrice di Creiamo cultura insieme. 10 cose da sapere prima di iniziare una discussione
(Tlon, 2018) e Parità in pillole. Impara a combattere le piccole e grandi discriminazioni quotidiane (Rizzoli, 2020).