Montanari Salvini – Il 19 giugno i maturandi hanno svolto la prima prova d’esame e tra le tracce scelte per quest’anno scolastico c’era anche un brano di Tomaso Montanari.
Il nome dello storico dell’arte e saggista però è salito alla ribalta per il botta e risposta a distanza con il leader della Lega, Matteo Salvini.
“Salvini? Può dire quello che vuole. Sono un professore e rendo conto a scienza e coscienza”. Questo l’ultimo commento rilasciato all’Ansa da Montanari.
“Trovo indegno e gravissimo l’attacco del ministro dell’Interno a un professore universitario: Salvini ha forse in mente di replicare il giuramento di fedeltà dei professori al regime?”
La querelle è iniziata quando Montanari ha criticato in un tweet la giornalista Oriana Fallaci e il regista Federico Fellini.
“Si può dire che il #maestro Scespirelli era un insopportabile mediocre, al cinema inguardabile? E che fanno senso gli alti lai della Firenzina, genuflessa in lutto o in orbace, ai piedi suoi e dell’orrenda Oriana? Dio l’abbia in gloria, con Portesante e quel che ne consegue. Amen”.
Le parole del saggista non sono piaciute al ministro dell’Interno, che ha commentato così: “Montanari? Finché questo triste snob di sinistra insulta me, amen. Ma quando arriva a infangare due grandi come Fallaci e Zeffirelli, siamo al delirio. Che lasci ogni incarico pubblico e chieda scusa all’Italia”.
Dichiarazioni a cui lo storico dell’arte ha replicato dalle pagine del Fatto Quotidiano: “Noto che tutti costoro chiedono a gran voce le mie dimissioni da organismi scientifici di nomina universitaria o ministeriale. Mi spiace deluderli, ma gli articoli 21 e 33 della Costituzione consentono di dire quello che si pensa, e di dare i giudizi artistici e morali che si ritengono opportuni”
“E uno ha tutto il diritto, e perfino il dovere se insegna, di dire: ‘No, non mi piace il presepe’ (oh, è una citazione anche questa: prima che mi denuncino all’Inquisizione e mi consegnino al braccio secolare)”.
Parlando del suo tweet, Montanari ha spiegato che “non ci sono offese né insulti. Sarcasmo, certo. Tipicamente fiorentino anche quello. E più verso i devoti, suoi e della Fallaci che non verso lo scomparso. E non senza un augurio di resurrezione celeste (espresso con una formula fiorentina, anch’essa ironica: ma dolcemente ironica), e con la rassegnata («amen») presa d’atto della glorificazione terrestre”.
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