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    Il primo ministro indiano vuole mettere in affitto il Taj Mahal

    Il Taj Mahal. Credit: Ludovic Marin / Afp / Getty Images

    "I principali monumenti storici di una nazione sono i suoi gioielli della corona. Non dovrebbero essere venduti", ha commentato l'iniziativa William Dalrymple

    Di Camilla Palladino
    Pubblicato il 30 Apr. 2018 alle 11:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:03

    India, nuova iniziativa permette alle aziende di affittare monumenti storici

    Il primo ministro indiano Narendra Modi ha lanciato una nuova iniziativa culturale denominata Adotta un patrimonio, attraverso la quale è possibile “affittare” uno dei 95 siti storici dell’India messi a disposizione degli enti privati.

    L’iniziativa, però, non è stata gradita da tutti. Gli attivisti del patrimonio culturale mondiale hanno anzi accusato il governo indiano di tentare di privatizzare dozzine di monumenti storici, secondo quanto riporta il giornale britannico Guardian.

    I contratti di affitto dei monumenti storici indiani

    Il ministero del turismo indiano, K. J. Alphons, sabato 28 aprile 2018 ha ufficializzato un contratto quinquennale del valore di 250 milioni di rupie (circa 3 milioni di euro) con il conglomerato dell’azienda Dalmia Bharat.

    Il contratto prevede l’affitto dell’iconico Forte Rosso di Delhi, risalente al Diciassettesimo secolo, e di un altro forte, situato nello stato meridionale dell’Andhra Pradesh.

    Tra gli altri monumenti presenti sulla lista di patrimoni “affittabili”, risulta anche il noto mausoleo Taj Mahal, attualmente conteso tra due aziende private. È il minareto Qutub Minar, patrimonio dell’Unesco del Dodicesimo secolo, che si trova a Delhi.

    La Dalmia Bharat, dunque, sarà autorizzata a fare pubblicità, stabilire i prezzi e guadagnare denaro dalle vendite dei biglietti per visitare il Forte Rosso di Delhi. Tutto avverrà sotto la supervisione del governo.

    La reazione degli attivisti del patrimonio culturale mondiale

    Gli attivisti del patrimonio culturale hanno detto, tuttavia, che mettere all’asta dei monumenti storici è come privatizzarli.

    Il Partito del Congresso, che si trova all’opposizione, ha rifiutato il programma e ha richiesto più fondi governativi per gestire le strutture.

    “Perché dovrebbe essere affittato? Giornata triste e oscura nella nostra storia”, ha scritto su Twitter Mamata Banerjee, primo ministro dello stato del Bengala occidentale e detrattrice di Modi.

    La storica e attivista del patrimonio culturale di Delhi Rana Safvi ha affermato che non è chiaro come verrà monitorata la gestione dei siti da parte delle aziende.

    L’iniziativa prevede inoltre che le aziende, momentaneamente proprietarie dei siti storici, mettano a disposizione dei visitatori delle guide turistiche che spieghino la storia dei monumenti.

    “Non siamo sicuri di quali fonti storiche [le aziende] utilizzeranno nelle guide audio-video. Rimane un’area di preoccupazione”, ha detto Safvi.

    L’India ha quasi 3.700 monumenti storici. Di essi, 31 siti appartengono al patrimonio mondiale dell’Unesco.

    “I principali monumenti storici di una nazione sono i suoi gioielli della corona. Non dovrebbero essere venduti”, ha scritto lo storico britannico William Dalrymple su Twitter.

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