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Il libro dei Baltimore: la recensione di TPI

Di Claudia Nanni
Pubblicato il 19 Feb. 2019 alle 07:00 Aggiornato il 27 Feb. 2019 alle 15:28

Il libro dei Baltimore recensione | Di cosa parla

IL LIBRO DEI BALTIMORE RECENSIONE – “Il libro dei Baltimore” di Joel Dicker si può definire come il seguito de “La verità sul caso Harry Quebert”.

In questo romanzo Marcus Goldman deicide di raccontare la storia della sua famiglia.

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Esistevano due ceppi di Goldman: i Baltimore e i Montclair.

I Goldman di Montclair, sono una famiglia della classe media e abitano in un piccolo appartamento. I Goldman di Baltimore, invece, sono una famiglia ricca che abita in una bellissima casa nel quartiere residenziale di Oak Park.

Marcus, fin da piccolo, li ha sempre guardati con ammirazione. Lo zio Saul, avvocato famoso, la zia Anita medico e bellissima donna, i cugini Hilleil che è un genio e Woody, bravissimo nello sport.

Erano la Gang Goldman e avevano fatto un patto: nessuno dei tre ci avrebbe dovuto provare con Alexandra. L’amore proibito per tutti e tre

Otto anni dopo una misteriosa tragedia, Marcus decide di raccontare la storia della sua famiglia: torna con la memoria alla vita e al destino dei Goldman di Baltimore, alle vacanze in Florida e negli Hamptons, ai gloriosi anni di scuola.

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Ma c’è qualcosa, nella sua ricostruzione che gli sfugge. Vede scorrere gli anni, scolorire la patina scintillante dei Baltimore, incrinarsi l’amicizia che sembrava eterna con Woody, Hillel e Alexandra.

Fino al giorno della Tragedia. Da quel giorno Marcus è ossessionato da una domanda: cosa è veramente accaduto ai Goldman di Baltimore? Qual è il loro inconfessabile segreto?

Di solito non amo i seguiti dei libri, ma alcune volte ci sono delle eccezioni e questo romanzo lo è.

Anche in questo libro si passa dal passato al presente con molta rapidità, ma se avete letto “La verità sul caso Harry Quebert” siete già rodati.

Un thriller scritto con una maestria che non è da tutti. Riesci a entrare e vedere il punto di vista dei personaggi facilmente.

Ammetto che mi è dispiaciuto averlo finito in un tempo molto breve, ma purtroppo le cose belle durano poco.

A cura di Claudia Nanni

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