È da pochi giorni in libreria Ultimatum all’esistenza, una monumentale raccolta che contiene quarantacinque anni di testimonianze della vita e del pensiero di Emil Cioran. Un lavoro progettato da oltre due decenni da Antonio Di Gennaro e che è il frutto di una vasta collaborazione fra studiosi, traduttori e appassionati dello scettico dei Carpazi. In esclusiva per TPI, propongo ai lettori un frammento inedito in italiano dell’intervista rilasciata da Cioran a Jean-François Duval (Tout n’est pas perdu, restent les barbares) del 1979, che ho tradotto per La Scuola di Pitagora.
Lei scrive: “Non tutto è perduto, restano i barbari”. Cosa intende dire?
In questo momento, mi pongo il problema della catastrofe: a livello storico e in sé. Non so quale forma assumerà, ma, personalmente, sono assolutamente convinto che l’apocalisse sia inevitabile; e che non ha nulla a che fare con l’essere barbari o civilizzati. Questa catastrofe finale ritarda un po’, ma credo anche che, nel periodo che stiamo vivendo, la caduta del mondo civilizzato sarà molto rapida. Sono quasi certo che la Russia occuperà tutta l’Europa, senza neanche la guerra; perché i popoli super civilizzati sono spacciati. Questo credo. Devo dire che ho studiato molto la caduta dell’Impero romano. Ora ne riparlano tutti; perché è evidente, ci sono enormi simmetrie. La barbarie, inoltre, sta accadendo ora in altro modo. Non ci sono più le invasioni barbariche. I barbari si insinuano. Parigi, in parte, è già occupata da barbari. C’è un’infiltrazione, una diversa forma di invasione. Ma le conseguenze saranno identiche.
È un processo che avrà conseguenze molto gravi, non c’è bisogno di discuterne. E su tutti i piani: in letteratura… in tutto! Prenda la metrò alle dieci di sera in direzione di Clignancourt, soprattutto il venerdì e il sabato sera. C’è un’altra umanità. Non ha più niente a che fare con la Francia. L’unica profonda differenza è che prima le tribù erano omogenee, mentre ora c’è una specie di popolazione variegata dappertutto. C’è chi occupa, chi s’insinua e chi presto manifesterà. Sta già cominciando. Già da ora ci sono manifestazioni di questi individui, di operai stranieri… Ce ne sono quattro milioni… E c’è una popolazione che non lavora, che viene qui da tutti i continenti. Presto i francesi, forse, non saranno minoritari numericamente, ma a Parigi lo saranno.
«Già imperversano le ideologie, mitologie degradate, da esse saremo impoveriti, annullati», si legge nei suoi scritti. Cosa intende dire? Si parla, al contrario, dalla pubblicazione di Arcipelago Gulag di Solženicyn e con l’arrivo dei “nuovi filosofi”, della fine delle ideologie.
Credo che qui, sì, stiamo già assistendo alla fine delle ideologie. In parte, è già successo. Perché qui, c’è una popolazione stanca. Ma le ideologie stanno conquistando l’Africa come stanno raggiungendo l’Asia. Non dimentichi che la Cambogia è un prodotto dell’utopia parigina! Quei cinque individui che hanno fatto quello che hanno fatto in Cambogia avevano studiato qui: queste sono le teorie parigine! Nella testa di questi ragazzi, ecco cosa ha prodotto.
Come vede l’emergenza dell’Islam?
Questo è stato possibile a causa della fine degli antichi imperi, delle antiche civiltà. È il vuoto che hanno lasciato. L’islam avrebbe potuto attendere ancora per secoli. Ma dal momento in cui l’Inghilterra non ha voluto più un solo paese, la più piccola isola, l’angolo più piccolo del mondo – così pure la Francia – dal momento in cui tutti questi Paesi si sono ritirati, questi individui si sono svegliati.
Erano popoli dormienti – in questo sta la gravità della cosa – popoli addormentati che si sono svegliati! E, come nella Spagna del IX secolo, l’islam giocherà un ruolo molto importante. Perché questi popoli hanno accumulato energia. Non sono logori. E poi, si accontentano di essere molto scabri. È molto importante. Ciò avrà conseguenze enormi. Nell’arco di due anni abbiamo visto cose inimmaginabili.
Cosa abbiamo visto? Rinascere un’illusione?
Una nuova illusione, ma un’illusione potente. Che l’America sia in ginocchio, che la Francia sia in ginocchio e tutto l’Occidente, di fronte a Paesi come questi… È molto importante e molto serio. Poi, sono persone che accettano di soffrire. Qui, nessuno accetta più di soffrire… La gente non è in grado di rinunciare a nulla né di soffrire… È per questo. Quello che è successo in Polonia è davvero impressionante.
Abbiamo visto che c’erano Paesi in Europa che avevano ugualmente delle risorse, proprio in virtù dell’oppressione che avevano subìto – comprende? In maniera unanime. In Occidente, è inconcepibile. La mia teoria è che l’Europa occidentale sia spacciata. L’Europa esisterà ancora per l’Est. Perché? Perché questi individui sono stati schiacciati dalla storia. Dunque, non l’hanno vissuta, ed essa è sempre riservata a coloro che non l’hanno vissuta. È per questo che, a mio avviso, l’Occidente è condannato.
Per quanto concerne “la fine della storia”…
È molto delicato. È un argomento che si presta a qualsiasi commento, qualsiasi interpretazione, la fine della storia. Perché, in fondo, è la fine dell’uomo, sì o no? Io credo che l’uomo sia veramente minacciato. Ma ogni previsione è rischiosa e ridicola. Non sappiamo in quale forma, ma avvertiamo in maniera molto chiara che l’uomo ha preso una strada sbagliata, e che, se ci riflettiamo, non può finire bene. Tutto ciò che l’uomo intraprende finisce in maniera opposta rispetto a ciò che ha concepito. Quindi, l’intera storia ha un significato ironico. Queste sono cose che ho già detto, ma bisognerebbe svilupparle ulteriormente. Arriverà un momento in cui l’uomo avrà realizzato esattamente il contrario di quello che avrebbe voluto. Per me, è evidente.
Cosa intendo per “fine della storia” è questo, e vado anche oltre. Sa perché in questo momento si parla così tanto di Hitler? Perché Hitler ne è un esempio. È l’uomo che ha realizzato, punto per punto, il contrario di quello che avrebbe voluto – la negazione di tutto il suo programma, di tutto ciò che voleva. È il fallimento assoluto. Ed è perciò, immagino, che le persone siano così interessate a lui. Non sanno perché, ma è per questo: il mostruoso fenomeno del fallimento umano. È l’individuo che si è proposto certe cose che erano assurde, dementi, tutto ciò che si vuole. Voleva realizzarle, ma ha realizzato esattamente il contrario. Ha fallito su tutti i piani.
A mio avviso, è questa, inconsciamente, la ragione per cui le persone si interessano a questo fenomeno. Perché devono avvertire che ciò significhi qualcosa. Veda, anche Stalin voleva instaurare il marxismo ovunque. E più la Russia diventava potente, più il marxismo si svuotava del suo contenuto. Di fatto, possiamo dire che anche la Russia ha realizzato l’esatto contrario di quello che avrebbe voluto.
Come spiega questo fenomeno?
L’uomo è un animale uscito dal suo equilibrio naturale, che si è lanciato in un’avventura anormale, che necessariamente si ritorce contro di lui. L’uomo ha il destino di un genio, che si lancia in un affare fantastico, ma ne paga anche le conseguenze. Egli è troppo eccezionale perché finisca bene. Segue una strada che non può che condurlo alla rovina. Non è pessimismo! Non ho mai affermato la nullità dell’uomo, ma considero che ha preso un sentiero sbagliato, che non poteva non prendere.
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