Quella che racconta Amedeo Ricucci è una realtà che sembra lontana e invece non lo è. L’ha raccontata prima con le immagini, forse perché seguiamo un po’ tutti il credo di San Tommaso (se non vedo non credo) o forse perché è quello il suo mestiere (inviato speciale del TG1); fatto sta che con l’immagine è arrivato il testo, un insieme di racconti che parlano della verità, quella difficile d’accettare per chi la vive e quasi impossibile per chi deve limitarsi a leggerla.
L’idea di Ricucci non è di tenere separate le due tecniche di narrazione, ma di fonderle. “Le parole e le immagini devono danzare, avvinghiate le une alle altre come in una coppia di tango”.
Cronache dal fronte è una raccolta di storie pubblicata dalla casa editrice Castelvecchi ad aprile 2019. Ricucci, che è un inviato speciale del TG1 conosciuto per i suoi reportage sui conflitti nel mondo, ha unito esperienza e pura umanità in un testo che con le parole comunica immagini.
Riuscire a raccontar bene non è facile. In fondo tutte le guerre si somigliano; e a prima vista gli orrori, così come il dolore, la disperazione o la miseria, assumono le stesse sembianze a tutte le latitudini.
Cosa vuole fare Ricucci con quest’unione di racconti? Attraversare trent’anni di carriera per parlare di quello che i suoi occhi hanno visto in prima linea, dalla savana del Burkina Faso al Bangladesh al confine con la Birmania.
Le storie raccontate nelle Cronache dal Fronte sono storie portate sia in televisione che sulla carta, le stesse storie narrate con la penna e con le immagini; un esperimento secondo l’autore nato per gioco, in quei laboratori didattici che ogni tanto cura nelle scuole di giornalismo. Dal gioco ben presto si è passati alla sfida e poi, con questo volume, si è arrivati alla vittoria.
Un fronte, quello raccontato da Ricucci, che va dal Nord Africa al Medio Oriente, “lungo quella faglia geo-politica che è si aperta negli ultimi decenni, sconvolgendo quel mondo così come lo si conosceva prima. È lì che ho consumato in questi ultimi anni le suole delle mie scarpe: in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia, Siria, Iraq, Kurdistan, Afghanistan”.
Gli anni che Ricucci ha vissuto come giornalista di strada, calandosi nei fatti per poterli capire e rappresentare a chi quel dolore non l’ha mai visto, sono racchiusi in questo volume che tenta di spiegare in che consiste quel giornalismo, quello fatto di suole consumate, lontano dagli agi degli hotel ma sempre per strada, tra la gente e l’ingiustizia.
“In genere i libri degli inviati di guerra, raccontando episodi di vita vissuta, finiscono per essere auto-celebrativi. Raccontano infatti quello che succede sulla linea del fronte e dunque celebrano, inevitabilmente, i rischi che il giornalista deve di volta in volta affrontare. In questo libro, invece, io racconto storie: storie di chi la guerra la deve subire oppure sceglie di combatterla o l’ha persa, storie di uomini, donne e bambini che di volta in volta mi sono sembrate le più appropriate a rappresentare quel conflitto, perché ne mettono in evidenza le radici, gli orrori o le conseguenze”.
Cronache dal fronte è nato come una sfida: raccontare contestualizzando. Dopo 144 pagine, possiamo affermare che la sfida è riuscita con successo.
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