Se quest’anno siete rimasti delusi dalla Biennale Arte, che era dedicata agli artisti minori, potrete rifarvi andando a vedere le interessanti mostre in essere in questi importanti palazzi e musei.
Una mostra da non perdere, curata da Gary Garrels e da Mario Codognato, sia perché è la prima ad esplorare l’influenza della sua permanenza in Italia sulle sue opere, visto che ci soggiornò due volte nel 1959 e nel 1969, sia per il numero delle opere esposte che vanno dagli anni 50 agli anni 80. La sua vita tormentata che lo porta dai Paesi Bassi all’America, esalterà ancora di più la bellezza dei suoi lavori anche se la critica ha sospeso il giudizio sulle opere dagli anni 80 in poi, quando era dedito all’alcol. Nasce a Rotterdam il 24 aprile 1904 e muore a Long Island il 19 marzo 1997, era da tempo malato di Alzheimer. Figura indiscussa dell’espressionismo americano e della “scuola di New York”, De Kooning contribuì a spostare la sede storica dell’avanguardia artistica da Parigi a New York insieme ad altri artisti suoi amici come Gorky, Graham e Davis tutti influenzati da Picasso e da Mirò. Partecipò a ben 6 biennali di Venezia.
Nella prima galleria troverete i lavori degli anni 50. Willem venne a Roma nel 1959 e dopo che la scoprì, New York gli sembrava una città angusta. Devo tornare a Roma ripeteva continuamente. Ci tornerà nel 1969 in occasione dell’invito al festival dei Due Mondi a Spoleto. Fino a quel momento aveva conosciuto un enorme successo di pubblico e di vendite come pittore e come disegnatore e i lavori di questo periodo li troverete nella seconda e terza galleria. Ma un giorno in un bar di Trastevere incontrò un suo vecchio amico lo scultore Herzl Emanuel che aveva acquistato da poco una fonderia di bronzo in città e lo invitò ad andarlo a trovare e a provare a scolpire l’argilla. Un invito che sarà fatale per l’artista che, tornato al suo studio di East Hampton, comincerà a lavorare come scultore e a produrre opere molto interessanti. Lui che è sempre stato un pittore informale ma che fa sempre affiorare nelle sue opere un accenno di figurativo, con la scultura accentua ancora di più questa sintesi. Nella quarta galleria sono presenti tra le pitture ispiratrici le prime tredici sculture del maestro. Il suo gallerista di riferimento a N.Y. non era molto convinto di questi suoi lavori ma dovette presto cambiare idea visto lo sprono e l’incoraggiamento che venivano dallo scultore britannico Henry Moore che lo invitava a ingigantire quei suoi lavori minuscoli. Cosa questa che De Kooning farà presto con le opere Untitled #2, Untitled #4 e Untitled #12. Nella quinta galleria sono presenti i disegni che l’artista realizzò durante il soggiorno a Spoleto al festival dei due Mondi. Sono lavori a matita, ad inchiostro e a carboncino alcuni ispirati al dipinto di Bruegel “la parabola dei ciechi”. Nella sesta sala troverete i suoi disegni dagli anni 60 ai 70 dove emerge la volontà dell’artista di frammentare, di tenere in sospensione e di far torcere i corpi. Ci sono anche gli studi per i dipinti esposti. Ma in tutto ciò non troverete un accenno alla religione visto che era un laico convinto. Nella sesta ed ultima sala ci sono gli ultimi lavori pittorici ispirati dalle chiese di Roma. “Ricordo tutto mezzo sospeso o proiettato nello spazio.
I dipinti appaiono giusti da qualsiasi angolazione si scelga di guardarli. Le sue tarde opere rappresentano la sua “eloquenza del pennello” che applicata alle sue curve e alle sue forme rimarrà probabilmente indelebile nella vostra memoria.
Affinità Elettive. Picasso, Matisse, Klee e Giacometti. Opere del Museum Berggruen-Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. A cura di Giulio Manieri Elia, Michele Tavola, Gabriel Montua e Veronica Rudorfer. Fino al 23 giugno 2024 (salvo proroga):
Una bellissima idea che troverete sempre alle gallerie dell’Accademia. Il titolo prende spunto dal romanzo di Johann Wolfgang Goethe scrittore tedesco che trascorse a Venezia alcuni mesi durante il suo Viaggio in Italia. Quaranta sono le opere del museo tedesco che saranno integrate nel percorso di routine della mostra coinvolgendo gli spettatori a scoprire la loro collocazione tra le opere della più grande pittura veneta. Il ritratto di Dora Maar di Picasso lo troverete vicino a La Vecchia di Giorgione opere diverse ma ispirate ad una relazione intima con l’artista. Due studi di Picasso per Les Demoiselles d’Avignon li troverete esposti vicino a dei bozzetti del Tiepolo. Anche qui lavori diversi ma con stimoli ed interpretazioni similari. Per non parlare anche del dialogo tra le opere di Giacometti con il Canova. Tra l’altro l’esposizione continua in un altro posto bellissimo rappresentato dalla Casa Dei Tre Oci alla Giudecca, un palazzo questo in stile neogotico progettato come casa/studio dall’artista Mario De Maria e costruito nel 1913. Ora è stato appena ristrutturato e sarà una location per mostre, simposi e workshop a livello internazionale. Qui potrete ammirare 4 opere su carta della collezione grafica delle gallerie dell’Accademia e ben 26 acquarelli e opere su carta di Klee, Picasso, Cezanne e Matisse provenienti sempre dal Museum Berggruen.
“Musei delle lacrime” mostra di Francesco Vezzoli al Museo Correr a cura di Donatien Grau. Fino al 24 novembre 2024:
Dopo il successo ottenuto a Roma al Palazzo delle esposizioni con una sua mostra dal titolo “VITA DULCIS. Paura e desiderio nell’impero romano”, l’artista va alla conquista di Venezia e lo fa in pompa magna con un’inaugurazione alla presenza del sindaco Luigi Brugnaro, quello per intenderci che ha attaccato il padiglione Italia alla Biennale di Venezia e l’opera di Massimo Bartolini in modo poco educato e da vero e proprio ignorante, asserendo che quel lavoro “lo avrebbe fatto un bambino” e aggiungendo che “questa roba qua non se la sarebbe portata a casa…”. Il lavoro di Vezzoli invece, nonostante proponga sculture, video e altro in modalità pop ma spesso adattandolo al nostro passato e all’arte classica, piace molto al sindaco. Questa mostra in collaborazione e con il sostegno della Venice International Foundation, ha l’intento di creare un dialogo tra i capolavori del Museo Correr e le sue opere alcune delle quali create proprio per questo evento. È anche un omaggio all’architetto Carlo Scarpa che ha sempre modellato e plasmato nei suoi lavori veneziani la città tenendo conto del suo passato artistico, storico e identitario. Molto interessante anche l’allestimento. Una mostra da vedere e rivedere.
In uno dei palazzi più affascinanti di Venezia l’esposizione dell’artista francese che ha fatto anche una residenza a Roma a villa Medici, ci coinvolge in un vero e proprio percorso quasi naturale e di forte impatto emotivo e visivo. Il percorso è reso più misterioso, suggestivo e romantico e rende maggiormente incisivo il lavoro dell’artista che è impegnata nella difesa della natura e dell’ambiente che ci circonda. Lei usa materiali poveri, carte, cartoni, tessuti e fibre vegetali.
Ai piani superiori consiglio di visitare il bellissimo museo Fortuny con la sua ricca collezione. Mariano Fortuny Y Madrazo (Granada 1871- Venezia1949) fu un grande pittore, scenografo, stilista e designer spagnolo che si innamorò della città veneta e si stabilì fino alla morte nell’attuale palazzo Pesaro Orfei. Nel 1956 la vedova Henriette Negrin donò il palazzo al comune di Venezia per farne un museo. Da allora tante sono state le mostre importanti al suo interno. Una tra tutte che ricordo in modalità indelebile dalla mente è stata quella del regista Peter Greenaway che nel 1993 allestì’ nel palazzo dal titolo “Watching Water” un omaggio al suo bellissimo film “Prospero’s Books” e nella sala del piano nobile era stata riallestita la passerella per la sfilata degli dei nudi. Una meraviglia.
Jean Cocteau “La Rivincita del Giocoliere” a cura di Kenneth E. Silver al Peggy Guggenheim Museum. Fino al 16 settembre 2024:
La prima grande retrospettiva di questo artista che ha diviso, provocato e sconcertato l’ambiente artistico e cinematografico della sua epoca. Jean (1889-1963) era un personaggio veramente eclettico del XX secolo. Sono presenti oltre 150 lavori del regista, pittore, grafico, fotografo, documentarista, designer, poeta, drammaturgo, romanziere etc. etc. , che provengono dai più importanti musei del mondo. Amico di tante personalità dell’epoca da Josephine Baker, Picasso, Tzara, Chanel etc. etc. rimase spesso ai margini dell’ambiente avanguardistico contemporaneo perché omosessuale e dedito all’uso dell’oppio. Oltretutto ad isolarlo completamente fu una sua simpatia per il nazifascismo con qualche accusa perfino di collaborazionismo.
Tra i suoi lavori troverete anche il bellissimo “La paura dona le ali al coraggio “del 1938 .
Una bella mostra questa piena di colori e di fantasia. La più grande esposizione in Europa mai dedicata a questa importante artista americana. Con lei ci sono altri artisti suoi amici con i quali le sue opere dialogano e interagiscono. Tra loro ci sono: Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer e Jessica Rankin. Le opere di Julie sono di spessore e presentano sovrapposizioni e stratificazioni andando a toccare tematiche che vanno dalle lotte sociali alla storia, dalla geografia alla storia dell’arte ricordando spesso le persone scomparse che lavoravano o che erano coinvolte in questi settori specifici alimentando in tal modo la sua “astrazione pittorica”. Ma l’artista non è da solo. Questa mostra dimostra proprio che l’unione fa la forza. Anche questi suoi colleghi come lei hanno vissuto l’esperienza dell’abbandono delle terre natie, l’Etiopia, il Pakistan, l’Iran. Tema quest’ultimo sugli stranieri affrontato anche dalla bella e interessante Biennale Arte di Venezia 2024 con “Stranieri Ovunque”.
Una mostra questa molto interessante fatta prevalentemente di video. Umano inumano, reale irreale, possibile impossibile, essere non essere. Ci sono i lavori degli ultimi dieci anni. Le tematiche di Huyghe ci fanno riflettere sul nostro futuro in uno spazio che ci contorna di esseri umani o inumani. Vi potreste sentire estranei perfino da voi stessi. Molto interessanti i suoi acquari “Abyssale Plane” e “Circadian Dilemma”. Un suo riferimento? Lo scultore Brancusi in mostra attualmente al centre Pompideau a Parigi. Da non perdere. Prendetevi del tempo per la visita visto che i video immersivi sono abbastanza lunghi.
Se vi siete persi a Roma le due belle ed interessanti mostre personali di questo artista americano ovvero quella all’Accademia di S. Luca e l’altra al palazzo delle Esposizioni, non potete perdere questa occasione. La mostra, curata da Gerhard Steidl , è ispirata dai continui viaggi di Jim tra l’America e l’Europa.
“The Arch within the Arc” Rick Lowe a palazzo Grimani. Fino al 24 novembre 2024:
Interessante mostra, studiata dall’artista americano proprio per il bellissimo palazzo che la ospita, e che rappresenta una riflessione sul tempo.
Una mostra geniale. Chi conosce questo spazio della fondazione Prada stenterà a riconoscerlo.
Nel casino e nella precarietà del mondo che stiamo vivendo, l’artista, tra i tanti oggetti esposti nel mercatino, mette anche un quadro con il ritratto della Meloni e lo colloca appoggiato all’ingresso dei bagni pubblici. Oggetti e opere vere si confondono con quelli falsi o di scarso valore.
Un messaggio chiaro e forte. “La Fondazione Prada presenta il progetto “Monte di Pietà” di Christoph Büchel a Venezia dal 20 aprile al 24 novembre 2024. Il progetto si svolge presso Ca’ Corner della Regina, un edificio con una storia ricca che include il Monte di Pietà di Venezia dal 1834 al 1969. Christoph Büchel esplora il concetto di debito come radice della società umana e veicolo di potere politico e culturale, utilizzando Venezia come contesto ideale per analizzare queste dinamiche.
“Monte di Pietà” è un’installazione immersiva che occupa diversi piani di Ca’ Corner, con un banco dei pegni in fallimento basato sul Monte di Pietà originale di Venezia. Viene esposta l’opera “The Diamond Maker” (2020-), che contiene diamanti realizzati in laboratorio da opere distrutte e trasformate di Büchel. Il progetto incorpora nuove produzioni, riferimenti a installazioni precedenti, opere d’arte storiche e contemporanee, e documenti legati alla storia della proprietà, al credito e alla finanza.
“Monte di Pietà” esplora i confini tra la dimensione fisica e virtuale della contemporaneità, investigando l’immaterialità e la volatilità delle transazioni finanziarie online. Attraverso l’attività di una granfluencer e l’attivazione di una criptovaluta chiamata Schei, il progetto analizza come le transazioni finanziarie digitali brucino la ricchezza per creare nuovo valore. I meccanismi speculativi delle criptovalute sono adattati per favorire le persone nate o residenti a Venezia, promosse su TikTok dalla granfluencer Regina de schei”.
“Armando Testa” mostra retrospettiva. Ca’ Pesaro fino al 15 settembre 2024.
La mostra di questo grande artista (1917-1992) il “visualizzatore globale” a detta di Gillo Dorfles che per decenni ha accompagnato e stimolato il nostro immaginario attraverso la pubblicità ed i suoi manifesti e spot televisivi.
Da vedere nello stesso museo anche la mostra di Chiara Dynys dal titolo “Lo stile” nella quale l’importante artista italiana si confronta con il modernismo olandese e con le opere dei suoi principali componenti. Fino al 15 settembre 2024.
“Uzbekistan: L’avanguardia nel deserto” a Ca’ Foscari a cura di Silvia Burini e di Giuseppe Barbieri. Fino al 29 settembre 2024:
Una mostra questa da non perdere. A parte per la qualità dei lavori ma anche perché’ si tratta di artisti sconosciuti al di là dei confini di quel paese. Nelle opere esposte si riconoscono i padri ispiratori dell’avanguardia russa come Kandinskij, Malevic, Ekster, Rodcenko etc. etc. Già i sottotitoli dicono tutto: la luce e il colore e la forma e il simbolo.
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