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Addio al vecchio tema: ecco come cambia l’esame di terza media

Credit: Afp

Le modifiche alla prova di italiano stanno facendo discutere, ma i dati sembrano avallare le scelte ministeriali

Di Noemi Valentini
Pubblicato il 17 Gen. 2018 alle 14:41 Aggiornato il 17 Gen. 2018 alle 14:45

Il 16 gennaio 2018 la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha presentato al MIUR il Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo, un testo che specifica il contenuto del decreto firmato lo scorso 3 ottobre in attuazione della legge 107/2015 (la “Buona Scuola”).

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Il testo è frutto del lavoro di una commissione guidata dal linguista Luca Serianni.

“Il gruppo di lavoro è stato costituito a luglio con il compito di definire una serie di interventi operativi per migliorare le competenze nella lingua italiana delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado” –  ha affermato la ministra – “Il documento finale potrà rappresentare una utile guida per le nostre e i nostri docenti anche nell’attività didattica quotidiana, oltre che in vista dell’Esame finale del primo ciclo”.

Ecco le principali novità:

Le innovazioni alla prova di italiano stanno generando molte polemiche in queste ore, ma a ben guardare non si tratta di modifiche drastiche.

Il tema aperto viene rimpiazzato da tracce più specifiche, che indirizzano maggiormente lo studente nello svolgimento, ma la prima traccia non è poi così diversa da quelle degli esami passati.

Resta lo spazio dato all’espressione creativa dei ragazzi, che dovranno però prestare maggiore attenzione ai binari indicati dalla traccia.

Le modifiche alla prima prova mostrano il chiaro intento della commissione di rinforzare le competenze di argomentazione e comprensione del testo, alla luce degli allarmanti dati OCSE che mostrano una grave mancanza di tali capacità nel 28 per cento degli italiani tra i 16 e i 65 anni.

Il MIUR suggerisce inoltre ai docenti di rilanciare il riassunto, per i suoi “requisiti formativi di grande importanza”.

Secondo il ministero, infatti, la sintesi “verifica la comprensione di un testo dato e la capacità di gerarchizzarne i contenuti; abitua, con la pratica della riformulazione, all’uso di un lessico adeguato; infine, propone ad alunne e alunni testi di natura e destinazione diverse, mostrando loro attraverso il contatto diretto il variare della lingua a seconda della specifica tipologia testuale”.

Nei prossimi mesi il gruppo di lavoro si focalizzerà sull’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo, anch’esso toccato dalla riforma del 2015.

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