Chi è Elena Ferrante – Un’autrice senza volto, nascosta da anni dietro a uno pseudonimo che ha fatto interrogare il mondo. Centinaia di migliaia di copie vendute, in Italia e all’estero, senza che nessuno abbia mai avuto prova della sua vera identità. E infine alcuni numeri apparentemente anomali nei pagamenti versati da una casa editrice a una traduttrice sconosciuta al grande pubblico.
Sono questi gli ingredienti dell’inchiesta firmata dal giornalista Claudio Gatti sul Sole 24 ore e ripresa da giornali e riviste internazionali quali la statunitense The New York Review of Books, la tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung, e la francese Mediapart, che sembra mettere fine al mistero sull’identità della scrittrice italiana Elena Ferrante.
Un articolo del 2 ottobre comparso contemporaneamente su queste testate afferma che, dopo alcune indagini sulle transazioni finanziarie della casa editrice E/o, che pubblica i romanzi della scrittrice, gli indizi porterebbero ad Anita Raja, traduttrice di origine napoletana e residente a Roma, collaboratrice della casa editrice suddetta.
Per chi non conoscesse le vicende legate all’identità di Elena Ferrante, questa è una breve sintesi: il suo primo romanzo, L’amore molesto, è stato pubblicato nel 1992 dalla casa editrice Edizioni e/o (una versione cinematografica ad opera di Mario Martone è stata realizzata nel 2000), seguito poi da I giorni dell’abbandono (2002) e da La figlia oscura (2006).
Tutti i romanzi in questione sono stati pubblicati senza che della scrittrice si conoscesse alcun dato biografico (eccetto l’origine partenopea) e senza che questa si mostrasse mai al pubblico o che ne venissero pubblicate foto, tanto che col tempo si è diffusa la credenza che quel nome fosse solo uno pseudonimo.
Solo il suo editore e pochissimi altri sono a conoscenza della sua vera identità, per il resto rimasta nascosta al pubblico ormai per decenni.
Il grande successo è però arrivato a partire dal 2011 con l’inizio del cosiddetto “ciclo dell’amica geniale”, cominciato proprio quell’anno col romanzo L’amica geniale, primo volume di una quadrilogia che ha visto susseguirsi Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) e Storia
della bambina perduta (2014).
I quattro volumi hanno riscosso un’accoglienza molto positiva da parte del pubblico italiano, e in pochi anni, secondo un processo molto raro per la letteratura italiana, la voce si è sparsa anche all’estero, tanto che i libri sono diventati bestseller anche negli Stati Uniti, dove la candidata alla presidenza Hillary Clinton si è dichiarata una fan della serie.
Negli ultimi anni le ipotesi sulla vera identità dietro a quel nome sono state dunque molteplici, tirando in ballo diversi nomi riconducibili alla letteratura italiana (Domenico Starnone, per esempio) o a figure meno note impegnate comunque nell’editoria.
Secondo Il Sole 24 ore, gli indizi “puntano il dito su Anita Raja, traduttrice 63enne residente a Roma la cui madre era un’ebrea di origine polacca prima sfuggita all’Olocausto e poi trasferitasi a Napoli. Sposata con lo scrittore napoletano Domenico Starnone, Raja ha da tempo uno stretto rapporto di collaborazione con Edizioni e/o, la casa editrice di Ferrante, per la quale da anni lavora come traduttrice dal tedesco”.
L’autore dell’inchiesta è giunto a questa risposta indagando sui compensi pagati negli ultimi anni dalle Edizioni e/o alla sig.ra Raja, che a suo dire avrebbero subito un incremento notevole proprio in concomitanza col successo de L’amica geniale.
Stando a quanto riporta il quotidiano, “nel 2014 il bilancio di Edizioni e/o Srl riporta ricavi per 3.087.314 euro, con un aumento di oltre il 65 per cento sul 2013. Nell’anno successivo, il 2015, il balzo è ancora più
significativo: i bilanci si chiudono a 7.615.203 euro, pressappoco il 150 per cento in più rispetto al 2014.
Lo stesso trend in forte ascesa è replicato dai compensi che ci risultano essere stati pagati da Edizioni e/o a Raja. Abbiamo infatti appurato che nel 2014 sono aumentati di quasi il 50 per cento, mentre nel 2015 hanno fatto un ulteriore balzo di oltre il 150 per cento.
Il compenso totale pagato l’anno scorso da Edizioni e/o a Raja è arrivato a superare di oltre sette volte il compenso del 2010, quando il successo dei suoi libri era ancora circoscritto all’Italia e ancora non era
stato pubblicato il primo volume della tetralogia”.
L’inchiesta ha anche stabilito dei collegamenti tra il successo del libro (e quindi degli introiti dell’autrice) con l’acquisto di alcuni beni immobili che Anita Raja e suo marito Domenico Starnone avrebbero acquistato di recente, nel dettaglio “11 vani e mezzo per un totale di 227 metri quadri all’ultimo piano di un’elegante palazzina dei primi del ’900 in una delle strade più belle di Roma il cui valore di mercato si aggira tra 1,2 e 2 milioni”.
La reazione della casa editrice è stata molto decisa: “Pensiamo che questo genere di giornalismo sia disgustoso”, ha detto Sandro Ferri, l’editore di Ferrante, al Guardian, “Si tratta di andare a cercare nel portafoglio di un autore che ha deciso di non rendersi pubblico”.
Anche molti utenti dei social network non si sono detti entusiasti dell’inchiesta, difendendo il diritto all’anonimato dell’autrice e la poca necessità di svelare una figura che è riuscita a emozionare milioni di lettori senza doversi esporre se non attraverso la parola scritta.
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