Camilleri comunista, la passione politica dello scrittore
Andrea Camilleri comunista? Sì. L’orientamento politico dell’amatissimo scrittore siciliano, morto oggi all’età di 93 anni dopo un ricovero di un mese all’ospedale Santo Spirito di Roma, è sempre stato chiaro. Noto. Da sempre. Ed è un fattore che ha pesato anche sulla carriera dell’autore.
Camilleri negli anni ha avuto una grande passione per la politica. L’attivismo civico è stato parte fondamentale della sua vita. Dopo un inizio da giovane fascista divenne comunista, tanto che quando gli Alleati sbarcarono in Sicilia, lo scrittore chiese subito i permessi per poter aprire una sede del Pci. Precisamente Camilleri, classe 1925, già nel 1942 ripudiò il fascismo e diventò comunista. Nel 1947 pubblicò racconti di terza pagina sui quotidiani L’Ora di Palermo e L’Italia socialista di Roma.
Il no della Rai a Camilleri perché “troppo comunista”
Il suo essere di sinistra gli è costato qualche porta sbattuta in faccia, opportunità mancate. Un episodio che viene ricordato è quello primo incontro con la Rai. L’approccio con la tv di Stato, per lavorare dietro le quinte, non fu dei migliori. È un aneddoto raccontato dallo stesso scrittore.
Nel 1954 Camilleri aveva superato un concorso per funzionari ma non venne assunto perché l’amministratore delegato dell’azienda, Filiberto Guala, lo giudicò “troppo comunista”. Il giovane siciliano riuscì poi ad entrare in Rai solo tre anni dopo. Nel 1959 divenne delegato alla produzione e si occupò di sceneggiati di successo (come quelli con protagonista il tenente Sheridan, intepretato da Ubaldo Lay, e Le inchieste del commissario Maigret, in onda dal 1964 al 1972, con Gino Cervi).
Purtroppo “comunista” a poche ore dalla scomparsa di Camilleri è diventata anche un’accusa, o un insulto, rivolto allo scrittore dagli haters sulle bacheche dei social network. Nei commenti ai post Facebook che danno notizia della morte dell’autore siciliano sono spuntati messaggi che attaccano e offendono solo per quell’orientamento politico. Proprio come se lo scrittore fosse un politico. “Rip Camilleri comunista”, “È morto un comunista”, “Nel regno dei comunisti ti troverai bene”, “Un comunista in meno”, hanno scritto i soliti leoni da tastiera.
L’impegno antiberlusconiano
La passione politica dello scrittore è stata viva anche negli ultimi anni. Nel 2008 Camilleri partecipò alla manifestazione No Cav Day in piazza Navona, contro i provvedimenti del governo Berlusconi in materia di giustizia. L’anno seguente entrò in politica prospettando il ‘Partito dei Senza Partito’ con Antonio Di Pietro e Paolo Flores d’Arcais per partecipare alle Elezioni Europee, ma successivamente venne annunciato un mancato accordo.
Nel 2013, dopo le Elezioni politiche, partecipò alla raccolta firme con l’appoggio di MicroMega che chiedeva di non fare entrare al Senato Silvio Berlusconi per la questione del conflitto d’interessi. Sempre nel 2013, infine, durante la presentazione in tv del suo libro Come la penso, si espresse sulla politica italiana manifestando la sua contrarietà al governo Letta e alla rielezione del capo dello Stato Giorgio Napolitano. In occasione delle Europee 2014 ha manifestato il suo appoggio alla lista Tsipras. Un sostegno poi ritirato.
Le critiche a Salvini
Dure le critiche a Matteo Salvini. Camilleri più volte ha attaccato in maniera netta il vicepremier e ministro dell’Interno. “Mussolini fu acclamato dalle stesse persone che poi lo appesero”, sono parole pronunciate dallo scrittore nel 2018 parlando del leader della Lega. “Sono vissuto tanto da sentire le acclamazioni al teatro milanese a Benito Mussolini da quelle stesse persone che lo appesero sulla tettoia di un benzinaio. Attenzione ai grandi consensi. I grandi consensi irrazionali sono come le passioni irrazionali. Facile passare dalla grande passione amorosa all’odio”.
Nei mesi scorsi Camilleri, sempre riferendosi a Salvini, aveva poi parlato di “mentalità fascista”. “Il fascismo, che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un virus mutante”, commentava lo scrittore. “Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità. Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Salvini”.
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