Apre oggi, 23 aprile, al pubblico, la 59esima esposizione Internazionale d’Arte a Venezia curata per la prima volta da una donna italiana ovvero da Cecilia Alemani, responsabile e capo curatore di High Line Art, progetto collegato con il parco urbano sopraelevato di New York e curatrice del Padiglione Italia alla Biennale del 2017. La mostra prende spunto dal libro di favole di Leonora Carrington (1917 – 2011) dove si racconta di un mondo magico in cui è possibile cambiare identità, trasformarsi in altre entità fisiche e surreali.
Il progetto espositivo iniziato nel 2020 prima della pandemia prende spunto da numerosi dialoghi tra artisti e artiste internazionali che hanno portato a sintetizzare e a porre alcune domande, che riguardano principalmente la minaccia di estinzione dell’umanità dovuta a cause e a fattori concatenanti. Tre sono le linee di riflessione e rappresentano la sintesi di quanto emerso dai dibattiti rigorosamente virtuali, causa pandemia, voluti dalla curatrice.
La rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, la connessione tra corpi e terra. Nell’ormai consueto e storico contenitore della Biennale che va dal padiglione dei Giardini a quello dell’Arsenale, ben 213 artisti provenienti da 58 nazioni e tra questi 26 italiani rappresenteranno il loro punto di vista. Sono 1433 le opere e gli oggetti esposti.
Lungo il Padiglione Centrale cinque piccole ma importanti mostre tematiche arricchiscono la Biennale quasi fossero delle capsule del tempo. Molte di queste opere sono state ideate e create dagli artisti proprio in occasione di questa edizione costituendo così il primo College Arte nella storia della Biennale.
Prossimamente vi proporrò le foto dei padiglioni e le loro opere presentate.