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    La Tv pirata ZSat e il “pezzotto”: cos’è, come funziona e quanto costa

    A Palermo l'ultima operazione contro una "centrale"

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 22 Lug. 2019 alle 17:46 Aggiornato il 22 Lug. 2019 alle 18:03

    La Tv pirata ZSat e il “pezzotto”: cosa è, come funziona e quanto costa

    Tv pirata Zsat è l’ultimo nome gettonato nel mondo del “pezzotto”, il trucco degli utenti che vogliono la televisione a pagamento senza sborsare un euro: qui vi spieghiamo cosa è e come funziona il sistema (che è vietato dalla legge).

    “Pezzotto” e un’espressione ormai entrata a far parte del linguaggio comune, soprattutto degli adolescenti. Il significato della parola è contraffatto, fasullo. Ma oggi, per estensione, indica anche i decoder illegali della Tv pirata Zsat che, grazie a Internet, permettono di vedere tutto il palinsesto di Sky, Netflix e di recente anche Dazn.

    Si tratta di una riproduzione abusiva e, per questo, perseguita dalla Polizia Postale.

    Cosa è il pezzotto tv ZSat

    Ma cosa è il trucco ZSat? L’ultima operazione contro i “pezzotti” è stata portata avanti proprio qualche giorno fa a Palermo dagli agenti della sezione financial cybercrime.

    Coordinati dalla Procura del capoluogo siciliano, gli uomini della Polizia Postale hanno disarticolato un’infrastruttura informatica e denunciato un 35enne che nascondeva nella sua casa “la sorgente” della piattaforma pirata ZSat. Una struttura composta da 57 decoder di Sky Italia, collegati ad apparati per la ritrasmissione sulla rete internet.

    Si stima che il giro di clienti finali si aggiri attorno a circa 11.000 persone in tutta Italia.

    Nell’abitazione dell’uomo, la Polizia ha trovato, nascosti negli scarichi dei bagni e nella spazzatura, ben 186.900 euro in contanti e una macchina professionale conta-banconote, lingotti d’oro, e due “wallet” hardware (portafogli virtuali) contenenti cryptomoneta in diverse valute, dall’elevato valore. Tutto il materiale è stato sequestrato.

    Come funziona il pezzotto

    Tecnicamente, le piattaforme Tv pirata rendono possibile la visione, attraverso internet, dei canali delle pay tv normalmente trasmessi via satellite.

    Si stipulano con i fornitori degli abbonamenti illeciti che, a fronte di costi irrisori per il cliente e dietro l’istallazione di un semplice dispositivo domestico, il cosiddetto “pezzotto”, offrono la possibilità di accedere all’intero palinsesto, nazionale ed internazionale, delle più note emittenti satellitari a pagamento.

    Il pezzotto più “sicuro” dello spaccio

    Un fenomeno capace di generare un business milionario (gli investigatori stimano che fino allo scorso anno i profitti illeciti ammontassero ad oltre 700 milioni di euro all’anno), che da un lato si traduce in mancati incassi per gli operatori e dall’altro costituisce una fonte di approvvigionamento per pericolosi settori criminali.

    > Su TPI i palinsesti televisivi quotidiani

    La tentazione per i mafiosi di entrare in questo settore è irresistibile perché, come scrive il Corriere della Sera in una sua recente inchiesta sul fenomeno, il massimo della pena per chi viola il diritto d’autore è di quattro anni, molto meno che per lo spaccio o l’estorsione.

    Il pezzotto e il servizio delle Iene

    Il mercato dello streaming illegale di servizi tv a pagamento, che avviene tramite il cosiddetto “pezzotto” o con chiavette Usb o addirittura via WhatsApp, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti nel nostro Paese. Sono circa 2 milioni gli italiani che ne usufruiscono. Il giro di profitti illeciti nel 2018 avrebbe superato i 700 milioni di euro.

    Di come funziona questa pirateria nel hanno parlato anche le Iene nel servizio di Alessandro Di Sarno, che sono arrivati fino in Olanda per raccontare come funziona il “pezzotto”.

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