“Torno presto. Io torno presto. Voi non vi dimenticate di me”. Patrick Zaki torna a parlare dal carcere nel quale è detenuto ormai da oltre un anno e mezzo in Egitto. Il suo appello – che arriva attraverso Repubblica – è rivolto è quello di non dimenticarlo. Ieri, durante la seconda udienza del processo che lo vede imputato, è stato portato nella gabbia degli imputati dell’aula di tribunale di Mansoura in manette, “come un pericoloso criminale”.
“So delle mobilitazioni nelle piazze di tutto il paese, me lo hanno detto. Grazie, grazie davvero a tutto l’Italia”, ha detto il 30enne tanto atteso dai familiari e dagli amici della cara Bologna. Zaki ha fatto sapere di stare bene di continuare a studiare l’italiano, anche se dice di ricordarlo “così e così”. La prossima udienza è fissata per il 7 dicembre, Zaki resterà in carcere in Egitto almeno fino a quella data.
È durata pochi minuti la seconda udienza del processo contro Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato in Egitto a febbraio 2020. Dopo due minuti il giudice del tribunale di Mansura si è ritirato per valutare la richiesta della legale del 28enne egiziano, che ha chiesto un rinvio.