È arrivata una svolta nelle indagini sulla morte del 21enne italo-capoverdiano Willy Monteiro Duarte, aggredito e ucciso a calci e pugni nella notte tra 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro: dalla Procura non sarà più contestato agli indagati l’omicidio preterintenzionale, ma quello volontario.
Cambia dunque l’accusa per i sospetti aggressori di Willy, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. La nuova formulazione è contenuta in una nuova ordinanza di custodia cautelare, notificata ieri dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Colleferro ai quattro indagati. Il provvedimento integra e modifica la misura cautelare emessa nel settembre scorso.
Il sostituto procuratore Luigi Paoletti è convinto da tempo che il branco abbia agito per uccidere, come sembrano confermare gli ultimi accertamenti medico-legali e le indagini affidate ai carabinieri. In questi mesi gli inquirenti hanno svolto intercettazioni telefoniche e ambientali, raccolto sommarie informazioni testimoniali e compiuto accertamenti vari, con cui sono stati individuati gravi indizi di colpevolezza.
“Tutti gli elementi conducono naturalmente a ritenere che i quattro indagati non solo avessero consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, ma colpendolo ripetutamente, con una violenza del tutto sproporzionata alla volontà di arrecargli delle semplici lesioni, avessero previsto e voluto alternativamente la morte o il grave ferimento della vittima”, scrive il gip di Velletri Giuseppe Boccarrato nell’ordinanza che integra e aggrava il provvedimento di misura cautelare, citata dall’AdnKronos.
“Tutti gli elementi confortano senza possibilità di dubbio la qualificazione del fatto in quanto, per la modalità dell’azione, realizzata da più persone coordinate, per la localizzazione e violenza dei colpi, inferti in più parti vitali”, si legge nell’ordinanza, “per le condizioni in cui versava la vittima, colpita alla sprovvista nella prima fase e poi addirittura quando si trovava inerme in terra nella seconda, e per l’esperienza nelle tecniche di combattimento dei fratelli Bianchi e del Belleggia, va senza dubbio esclusa la condizione minima per contestare l’omicidio preterintenzionale, ovvero la divergenza assoluta tra il risultato voluto e quello effettivamente realizzato”.
“Gli informatori sentiti nel corso delle indagini”, sottolinea il gip, “confermavano che Willy veniva aggredito nonostante fosse del tutto estraneo alla discussione in corso tra Belleggia e gli amici di Zurma, sicché i quattro indagati nel colpirlo e infierendo con crudeltà su un ragazzo inerme, erano animati semplicemente dalla volontà di dimostrare la forza del proprio gruppo”.
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