Whirlpool, l’azienda ritira la cessione del sito di Napoli ma nella capitale partenopea continua la protesta
Il 30 ottobre la società produttrice di lavatrice Whirlpool ha accettato di ritirare la procedura di cessione dello stabilimento di Napoli ma nonostante questa decisione le tensioni non si spengono e oggi i lavoratori hanno confermato lo sciopero del settore metalmeccanico. Secondo il segretario Generale di Fim, Marco Bentivogli, infatti, la cessione sarebbe solo “rinviata all’inizio del 2020”, quando saranno scaduti gli ammortizzatori sociali.
Whirlpool il 17 settembre aveva annunciato di voler vendere il ramo d’azienda di Napoli alla Prs (Passive Refrigeration Solutions), azienda svizzera con sede a Lugano che produce container per il trasporto di alimenti e che da mesi aveva messo gli occhi sull’azienda, promettendo la riassunzione di tutti i lavoratori. La cessione secondo quanto sottolineato dall’amministratore delegato Luigi La Morgia, si sarebbe dovuta perfezionare entro il 31 ottobre per avere efficacia dal primo novembre ma il Mise ha fatto promettere alla società americana di rimandare la scadenza.
Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ieri mattina ha pubblicato sui social un video in cui dava con orgoglio la notizia: “Voglio rivolgermi ai lavoratori Whirlpool di Napoli, l’azienda ritirerà la procedura di cessione del sito. È il primo passo. Ora ci sono nuove condizioni per trovare una soluzione industriale definitiva, anche con l’impegno del governo. Un successo ottenuto grazie alla tenacia dei lavoratori. Un grazie anche ai sindacati”.
Salvi dal licenziamento collettivo anche i 420 lavoratori del ramo aziendale napoletano. Questa mattina per lo sciopero generale di 4 ore dell’industria e del terziario sono in corteo oltre a Whirlpool anche i lavoratori di American Laundry, Almaviva, Mecfond, Auchan, Fincantieri, Atitech, Caf Italia, Selav.