Continua la protesta dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli, dopo la decisione dell’azienda di fermare la produzione nella fabbrica di via Argine. Stamattina, alle 9, gli operai hanno occupato pacificamente l’aeroporto di Capodichino. Hanno esposto uno striscione con il nome dell’azienda e intonato cori per chiedere risposte alla loro situazione. “Abbiamo un sogno nel cuore, Napoli torna al lavoro”, hanno ripetuto ad alta voce. “Non abbiamo ancora risposte”, hanno ripetuto i metalmeccanici, a dieci giorni dal fallimento del tentativo del governo di far tornare l’azienda sui suoi passi.
“Rispetto ai giorni scorsi non è cambiato niente, il governo si attivi a trovare soluzioni con la multinazionale, è inammissibile che il governo faccia andare via una multinazionale che in Italia assume e produce: 350 lavoratori più l’indotto allo sbaraglio”, dice Donato Aiello, rsu Fiom. “Siamo arrabbiati perché non ci dicono perché Napoli chiude. Lo Stato si faccia rispettare, il governo deve essere forte, se vince Whirlpool è l’Italia che perde di credibilità. Qualsiasi multinazionale può andare al Mise e dire: vogliamo chiudere”.
“Continuiamo a protestare perché la nostra vertenza non è conclusa ancora e non vogliamo che si concluda con la fuga di una multinazionale”, ripete Vincenzo Accurso, rsu Uilm. “È rimasto un tavolo aperto che non ha interlocuzione, è cambiato qualcosa negli Stati Uniti. Speriamo Conte possa riallacciare rapporti con il governo Usa e trovare soluzione per le multinazionali che vengono qui”. “Dopo una videoconferenza con Conte e un tavolo aperto 24 ore dobbiamo ancora sapere che fine facciamo. Ci è stato solo confermato con un sms la cessazione della produzione. Fino a quando non ci daranno risposte non ci muoveremo, continueremo a protestare tutti i giorni”, aggiunge Salvatore Di Carluccio, rsu Uilm.