È accusato di aver “venduto” 181 foto di materiale classificato, 9 documenti bollati come “riservatissimi” e 47 documenti segreti provenienti dalla Nato. Walter Biot, l’ufficiale della marina militare colto in flagranza mentre passava informazioni ai russi, ora si difende attraverso le parole affidate al suo avvocato Roberto De Vita, che lo ha incontrato nel carcere di Regina Coeli.
“Non avevo alcun interesse politico o ideologico“, ha dichiarato Biot, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. “Non ho mai messo a rischio la sicurezza dello Stato, non ho fornito alcuna informazione di rilievo. Non ho dato alcuna informazione classificata. Non ho mai fornito documenti che potessero mettere in pericolo l’Italia o altri Paesi”.
L’uomo, sposato con una psicoterapeuta, ha quattro figli. “Il primogenito che non lavora, due figlie che studiano e la più piccola che ha una grave malattia e necessita di cure particolari”, dice tramite il legale. “Ho sbagliato ma l’ho fatto per la mia famiglia. Ho avuto un momento di grandissima debolezza e fragilità. Sono stato coinvolto in un meccanismo più grande di me. Avevo un debito che non riuscivo a ripagare“. Ora da parte di Biot c’è la voglia di chiarire: “Parlerò con i magistrati, voglio rispondere e raccontare tutto”, ha detto all’avvocato.
A parlare della situazione familiare di Biot nelle scorse ore era stato un suo collega. “Aveva bisogno di soldi per la figlia malata”, aveva spiegato l’ufficiale. La figlia di Biot, affetta da una grave disabilità, è bisognosa di cure continue e costose e di un’assistenza totale, per cui lui fruiva anche della legge 104.
Il collega aveva aggiunto: “I russi devono aver lavorato molto bene sulla sua debolezza, sui problemi personali di Walter”, e poi: “Oh beninteso quello che ha fatto rimane un atto gravissimo per la sicurezza del Paese e della Nato, se si è davvero venduto non ci sono scusanti e così adesso si è rovinato la vita, rischia almeno 15 anni di carcere”.
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