“Il virus circola anche nell’aria”. L’Oms pronta a rivedere le norme sulle mascherine
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è pronta a rivedere le norme sulle mascherine nella lotta alla diffusione del Coronavirus dopo che, secondo gli studi diffusi nelle ultime settimane, il virus circola nell’aria in modo più sostenuto di quanto si ritenesse inizialmente. “Stiamo studiando le nuove evidenze scientifiche e siamo pronti a cambiare le linee guida, se necessario”, ha detto alla Bbc David Heymann, responsabile del panel che si occupa delle mascherine presso l’Oms.
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Finora l’Organizzazione, così come il ministero della Salute italiano, hanno consigliato di usare le mascherine a chi ha sintomi o assiste i malati di Coronavirus. Altri paesi le hanno imposte come obbligatorie nei supermercati o sui mezzi pubblici. Ma vista la difficoltà a reperirle non sempre è possibile per tutti averne una pronta da utilizzare.
Il Coronavirus si trasmette prevalentemente attraverso le goccioline nell’aria, ma negli ospedali con molti pazienti sottoposti a ventilazione meccanica potrebbe disperdersi anche tramite aerosol, cioè come sospensione nell’aria, come ha spiegato Paolo D’Ancona, epidemiologo del nostro Istituto Superiore di Sanità (Iss), citato da Repubblica. Mentre le goccioline viaggiano 1-2 metri dalla persona che le emette e cadono subito a terra, l’aerosol resta sospeso in aria e può raggiungere distanze maggiori.
Sul punto è intervenuto questa mattina il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che ha chiarito: “Non abbiamo evidenze per dire che il virus circoli nell’aria. I dati che abbiamo a livello epidemiologico ci dicono che le principali vie di trasmissione sono per droplet e per contatto. La trasmissione per via aerogena era stata ipotizzata e dimostrata in contesti particolari, specie in ambito sanitario. Ma la letteratura internazionale conferma il fatto che droplet e contatto sono i veicoli principali di infezione”.
Gli studi
Uno studio del New England Journal of Medicine pubblicato il 17 marzo ha dimostrato che il virus può resistere in aerosol fino a tre ore, anche se la sua quantità si dimezza in un’ora. Un esperimento del Massachusetts Institute of Technology pubblicato su Jama il 26 marzo ha osservato che il virus viaggia sia su goccioline che in aerosol, e che quest’ultimo può arrivare a 7-8 metri con uno starnuto. Questo vuol dire che anche in stanze chiuse affollate e ascensori potrebbe accumularsi il virus, se molte persone infette vi rimangono a lungo.
Le mascherine diventeranno quindi probabilmente nostre compagne di vita, nella fase 2 prospettata dal governo, in cui dovremo convivere col virus. Ma questo strumento va usato con attenzione, ha regole precise per essere indossato e tolto. L’Istituto superiore di sanità (Iss), data la grave carenza, sta testando i prodotti di nuove aziende italiane che hanno iniziato a produrle, dando finora il via libera a 40 di esse.
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