Nasce il progetto che aiuta le donne migranti vittime di violenza di genere
Informare, sostenere e incoraggiare le donne rifugiate vittime di violenza di genere offrendo loro un servizio di assistenza specifica, migliorarne l’accesso ai servizi e la capacità dei professionisti di assisterle ed elaborazione nuovo metodo di consulenza che può essere utilizzato nel loro lavoro quotidiano. È questo l’obiettivo del progetto “Co-creare un metodo di consulenza per le vittime di violenza di genere per le donne rifugiate” di cui Giraffa Onlus – associazione che fa parte della rete Reama – è organizzazione partner e i cui risultati sono presentati oggi a Bruxelles alla presenza dell’European regional institute in the United Nations Criminal Justice and Crime Prevention programme network (HEUNI) e SOLWODI Deutschland e.V. (associazione coordinatrice del progetto).
Un tema importante, quello delle donne migranti che vivono la violenza di genere, che viene spesso letto sotto la lente d’ingrandimento degli stereotipi o ridotto alla tratta e alla prostituzione. I risultati del lavoro svolto invece ci raccontano che anche per le richiedenti asilo è la violenza vissuta in ambito familiare la forma più frequente di maltrattamento, che compare nel 70 per cento dei casi intervistati. Segue il traffico di essere umani con il 52 per cento e gli abusi sessuali e lo stupro per il 50 per cento. Il 25 per cento delle donne richiedenti asilo ha subito mutilazioni genitali femminili ma solo nel loro paese, mentre in Italia e nei paesi europei sono quasi assenti, il 22 per cento è vittima di maltrattamenti, stalking e matrimoni forzati e per il 15 per cento vige ancora il delitto d’onore.
È per questo sempre più necessario – afferma la presidente di Giraffa, Maria Pia Vigilante – non sottovalutare il tema della violenza di genere per le richiedenti asilo e creare per questo una rete di persone formate e specializzate, anche quando si parla di donne migranti. Questo vuol dire promuovere il potenziamento delle capacità dei counselors, raccogliere e valutare i dati sui bisogni delle richiedenti asilo e istituire una rete di esperti.
Il progetto ha adottato un approccio incentrato sulle vittime per comprendere meglio i problemi e le esigenze delle donne rifugiate vittime di violenza di genere. L’obiettivo è quello di creare maggiore consapevolezza sul tema della violenza di genere tra le donne rifugiate e sui servizi a loro disposizione, aumentare le segnalazioni dei casi alle Ong o alla polizia, creare una rete di esperti transnazionali ma anche e soprattutto elaborazione un nuovo metodo di consulenza che può essere utilizzato nel loro lavoro quotidiano per aiutare le donne rifugiate vittime di violenza.
“Questo lavoro è fondamentale per riuscire a dare applicazione anche alla convenzione di Istanbul – concludono le responsabili del progetto – che dedica alle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate un capitolo specifico”.