“Vorrei che giudici e assistenti sociali venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara”. Daniele Mondello è l’ex compagno di Lidia Miljkovic, la donna uccisa dall’ex marito Zlatan Vasiljevic due giorni fa a Vicenza prima di suicidarsi. Dopo aver sparato alla ex moglie l’uomo ha ucciso anche l’attuale compagna. Secondo Mondello si è trattato di una tragedia annunciata: l’uomo era già stato in carcere per aver maltrattato la moglie e continuava a perseguitare l’intera famiglia, ma nonostante fosse ancora pericoloso il tribunale aveva concesso la custodia condivisa dei figli.
“Giusto tre settimane fa è stata emessa la sentenza di separazione. Sa cosa stabiliva? La cessazione dell’affido esclusivo dei figli di 13 e 16 a Lidia“, racconta Mondello mentre si trova in Questura a Vicenza insieme a i due giovani orfani. “Per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine”, dice in un’intervista a Repubblica. Per i giudici, racconta il compagno, Vasiljevic era diventato una brava persona. “E io mi dispero, sa per quale motivo? Perché finché il sistema rimane questo, le donne continueranno a essere uccise. Lidia non sarà l’ultima”.
Il killer suicida, ex camionista di 42 anni, “continuava a perseguitare lei e la sua famiglia”. “La casa in cui abitava quell’individuo, ad Altavilla Vicentina, era stata messa all’asta. Lidia diceva sempre che se l’avessero cacciato definitivamente, lui avrebbe combinato qualcosa di terribile. Ed eccoci qua”.
La donna, racconta ancora il compagno rimasto vedovo, aveva ancora paura dell’ex marito, “ogni volta che usciva di casa era in tensione”. “Poi, però, aveva deciso di reagire. Non posso vivere nascondendomi per sempre, ripeteva. Una volta ai servizi sociali le hanno consigliato di cambiare città. Ci rendiamo conto?”. Anche i figli sapevano cosa sarebbe successo: “L’aveva detto, che ci avrebbe uccisi tutti. Negli ultimi mesi aveva fatto tre incidenti stradali e gli avevano ritirato la patente solo dopo l’ultimo. Però continuavano a dire che si era sistemato, che era in un percorso di riabilitazione”. Eppure secondo Mondello l’unico problema, per tutti, era quello di riavvicinare i figli al padre, “anche se lui non li voleva”.
“Hanno messo in discussione che Lidia fosse una buona mamma, hanno ipotizzato che io potessi metterli in pericolo con la mia presenza. Ma io, prima di diventare compagno di Lidia, sono anche un suo collega. Io conosco il calvario che ha passato con quell’uomo: un calvario che non è mai terminato”, aggiunge Mondello.
“Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza ha addebitato a Lidia le spese legali che Zlatan non pagava: 15 mila euro. Ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Eppure non mancavano i precedenti, le denunce, le segnalazioni. Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani”, conclude.