Sarebbero oltre 50 le persone rimaste intossicate ad un matrimonio e che hanno poi sporto denuncia, insieme agli sposi dopo un banchetto in un famoso locale pluristellato famosissimo in Piemonte. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nas di Torino, coordinati dal sostituto Fabrizio Argentieri che ha recentemente chiesto un supplemento d’indagine di sei mesi. Il fascicolo è commercio di sostanze alimentari nocive.
La vicenda risale al luglio del 2021, i problemi sono sorti nelle ore successive al banchetto, quando moltissimi ospiti hanno manifestato i sintomi di un’intossicazione alimentare. Anche lo stesso locale aveva avviato un’indagine per capire cosa fosse successo dopo aver saputo dell’intossicazione di massa durante il matrimonio.
Sposi in pronto soccorso e una cinquantina di invitati con i sintomi di un’intossicazione alimentare. Era finito così, a luglio, il banchetto di nozze di una coppia di sposi, un ingegnere e un’avvocata, che hanno poi deciso di sporgere denuncia, insieme ai loro invitati, contro il ristorante. Il locale è pluristellato, famosissimo in Piemonte e non solo, il Piccolo Lago dello chef Marco Sacco, sul lago di Mergozzo a Verbania, premiato con due stelle Michelin. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nas di Torino, coordinati dal sostituto Fabrizio Argentieri che ha recentemente chiesto un supplemento d’indagine di sei mesi. Il fascicolo è commercio di sostanze alimentari nocive.
Anche lo stesso locale aveva avviato un’indagine per capire cosa fosse successo dopo aver saputo dell’intossicazione di massa durante il matrimonio. Le principali sospettare sono le vongole servite a crudo con riso borragine. Secondo il locale, assistito dall’avvocato Marco Ferrero, le vongole sarebbero arrivate al ristorante già contaminate dal fornitore. Gli esami eseguiti dall’asl del Vco sui prodotti del ristorante avevano accertato la contaminazione dei molluschi. In una nota del ristorante riportata dal giornale La Prealpina si chiarisce: “le responsabilità sono ancora da accertare. In ogni caso è stato accertato che il nostro ristorante ha rispettato tutti protocolli e non a caso la problematica ha avuto origine da un alimento – vongola – utilizzato per guarnire una pietanza e non da noi trattato, ma acquistato tal quale direttamente dal produttore. Tale alimento, all’esito delle analisi, risultava contaminato sin dall’origine con il virus presente già nelle confezioni consegnate. Si tratta di fatti, a prescindere dalle responsabilità che verranno accertate nelle competenti sedi, che non dovrebbero mai accadere per garantire la massima tutela del cliente”. Negli scorsi giorni il pm ha chiesto un supplemento di sei mesi prima di dichiarare le chiusura dell’indagine.