Acqua alta a Venezia, la testimonianza di due ragazze a TPI
Sono le sette di sera di martedì 12 novembre: le applicazioni del Comune di Venezia segnalano una allerta straordinaria per acqua alta: si prevedono 140-145 centimetri di lì a poche ore: è un codice rosso, ma niente che gli abitanti della laguna non abbiano già affrontato, anche di recente: la vita tra le calli non si ferma. Per questo L.D e un’amica, entrambe studentesse fuori sede, decidono di passare la serata al teatro Goldoni.
Le ragazze prendono posto in platea per godersi lo spettacolo. Fuori però continua a piovere. Non solo: comincia anche a tirare un forte vento, che tocca i 100 km/h. I canali di comunicazione del Comune emettono dispacci sempre più allarmanti: 20:30: “Condizioni meteo peggiori di quanto previsto. Prossimo max 155, 160 cm h 23 di oggi 12/11”. Siamo su livelli di eccezionale gravità, ma ormai molte persone sono fuori di casa, a cena.
Insieme a loro c’è S.M, che racconta: “Ero fuori per mangiare in zona Ponte degli Scalzi; il picco previsto per le 23:00 inizialmente era 145cm e ci eravamo dunque organizzate in modo tale da affrontarlo senza inzupparci, regolandoci con orari e maree. Sfortunatamente però siamo state costrette a “scappare” dal ristorante perché l’acqua ha cominciato gradualmente a entrare verso le 22:00”. Alle 21.45 ecco un nuovo bollettino dal Comune: “Ulteriore peggioramento meteo. Previsti 170 cm alle ore 23:00 di oggi. Marea eccezionale, codice rosso”.
Continua a raccontare S.M: “Sperando di riuscire a raggiungere Piazzale Roma per andare a rifugiarci a Mestre, usciamo e ci troviamo sommerse. Decidiamo quindi di rimanere all’interno di un altro ristorante poco lontano da quello in cui avevamo cenato e lì abbiamo trascorso tutta la serata, dato che ci sembrava un posto sicuro dove affrontare il picco dell’acqua che, dagli aggiornamenti del comune, aveva raggiunto i 160cm, i 180cm e infine i 190cm. Prese dallo sconforto, non rimaneva che restare all’interno e aspettare; da dentro riuscivamo a vedere la calle che era ormai diventata un torrente e la poca gente che passava faceva fatica a camminare a causa del vento”.
Sono da poco passate le 23.00: dal Comune arriva l’annuncio di un picco che si assesta intorno ai 190 cm di acqua. Al teatro Goldoni di Venezia lo spettacolo a cui L.D. ha deciso di partecipare con l’amica va finendo. “Credevamo che la situazione fosse tranquilla – dicono le due ragazze – perché da dentro il teatro non avevamo percepito nulla, non abbiamo nemmeno sentito le sirene. Finito lo spettacolo però, la direzione del teatro stesso ci ha detto cosa stava accadendo: non era praticamente possibile uscire poiché l’acqua arrivava alla porta dell’edificio, lievemente rialzato rispetto la superficie stradale. Il Goldoni ci ha offerto ospitalità finché le acque non si fossero un minimo ritirate. Abbiamo deciso di aspettare fin verso a mezzanotte”.
Più o meno allo stesso orario S.M e le sue amiche decidono di uscire dal ristorante in cui avevano trovato rifugio e di avviarsi verso casa: “Le ragazze con cui ero – prosegue S.M. – che abitano in zona Cannaregio, hanno trovato tutta l’abitazione allagata e io, che abito a Sant’Elena, ho aspettato che riprendesse la navigazione dei vaporetti per prendere il primo che sarebbe arrivato. Insieme ad altre persone, mi metto in attesa nell’imbarcadero di Ferrovia ma gli unici vaporetti che passavano, tiravano via dritti senza fermarsi. Decidiamo dunque di fare segno a una barca della Polizia e di chiedergli informazioni; ci viene risposto che la circolazione della navigazione è ripresa e che i vaporetti sarebbero arrivati fino a Piazzale Roma e forse fino a San Zaccaria. Attendiamo ancora, pensiamo anche di organizzare un taxi di gruppo smezzandoci il costo ma, a chiunque dicessimo di arrivare in zona Giardini/Sant’Elena, ci veniva negato il trasporto. Decido dunque, stanca e amareggiata, di tornare a casa a piedi da sola. Quello che mi si presenta davanti è uno scenario allucinante: negozi completamente danneggiati con i rispettivi proprietari già all’opera all’1:00 per buttare fuori acqua, illuminazione per le calli assente, allarmi dei negozi che suonavano all’impazzata”.
Ma non è finita: “Il peggio – continua a raccontare la ragazza – arriva da San Marco in poi. Una vetrata del Danieli Excelsior completamente frantumata, gondole e vaporetti scaraventati ovunque (perfino sui ponti), pezzi di muretto a San Zaccaria e ai Giardini completamente distrutti (tra cui il monumento ai caduti), calcinacci ovunque, i chioschetti delle edicole spostati di metri, imbarcaderi di Arsenale e Giardini inagibili, alberi caduti. Un disastro”.
Nel frattempo L.D decide, con l’amica, di lasciare il teatro di Venezia. “Lo scenario che ci troviamo davanti è spettrale: proviamo a dirigerci verso il Ponte dell’Accademia ma l’acqua è troppo alta e passare è improponibile. Andiamo allora verso zona Ponte di Rialto: riusciamo a camminare a stento, talvolta rischiamo di cadere per la troppa acqua. L’illuminazione pubblica è completamente saltata: le uniche luci che ci guidano sono quelle del cielo e quelle dei negozi: molti esercizi commerciali infatti sono allagati. Lo scenario intorno a noi era quasi spettrale. Siamo riuscite a tornare a casa, ci abbiamo messo un tempo infinito e ci consideriamo Fortunate perché nessuna di noi due si è fatta male’. “A ripensarci – ha concluso S.M – è stato veramente straziante vedere tutto questo dal vivo e non dal telegiornale. C’erano all’opera già molte persone per sistemare quel che potevano, ma le condizioni erano, e sono, davvero pessime”.