La variante indiana del Sars Cov 2 è arrivata anche in Italia. Si chiama B.1.617, è stata individuata per la prima volta lo scorso ottobre e in India ha una prevalenza stimata intorno al 10 per cento dei campioni esaminati. È emersa nello stato centro-occidentale indiano del Maharashtra (220 campioni su 361 raccolti tra gennaio e marzo) ma non sappiamo davvero dove possa aver avuto origine.
Dove si trova in Italia
Nel nostro Paese c’è allarme in Veneto e nel Lazio. Al nord per la scoperta a Bassano (Vicenza) dei primi due casi di pazienti positivi alla variante indiana: un uomo e di sua figlia appena rientrati in Italia dal Paese asiatico, a metà aprile, avevano segnalato spontaneamente all’Azienda socio-sanitaria 7 della Pedemontana il loro viaggio e si erano posti in isolamento domiciliare preventivo, come previsto dalle direttive sanitarie italiane. Mentre nel Lazio è in corso a Latina una vasta indagine epidemiologica nei confronti della comunità Sikh. “I test sono stati inviati all’Istituto Spallanzani per i sequenziamenti per verificare ipotesi di varianti e dalla comunità Sikh c’è la massima collaborazione”, ha spiegato l’assessora alla sanità D’Amato. Intanto, per precauzione, il ministro della Salute Speranza ha bloccato tutti i voli provenienti dall’India.
Le mutazioni presenti
La variante indiana presenta due particolari mutazioni sulla glicoproteina spike che il virus utilizza per agganciare le cellule dell’ospite. Sono già note ma si presentano per la prima volta insieme in un unico ceppo. Sono la già conosciuta E484Q, presente nelle brasiliane e nella sudafricana e la L452R. Al momento non ci sono studi completi che possano dirci che questa variante sia più infettiva o addirittura più letale. Come negli altri casi, occorre però la massima prudenza. E fra l’altro, dal momento che le vaccinazioni sono in corso, è difficile ipotizzare che sia emersa per una ipotetica resistenza ai vaccini.
L’efficacia dei vaccini
Stesso discorso sull’efficacia dei prodotti con cui ci stiamo immunizzando: la risposta innescata dal vaccino è in realtà policlonale, cioè dà vita alla produzione di tanti anticorpi differenti che attaccano la proteina spike in diversi punti. Per questo le mutazioni in una o due posizioni vanno studiate (e servirebbe un progetto di sequenziamento su larga scala che in Italia ancora non esiste e il governo non ha di fatto finanziato) ma non devono spaventarci. Anche se, come alcune indagini hanno dimostrato sui vaccini mRna possono condurre a una parziale riduzione di efficacia.
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