La Procura di Varese aveva chiesto che venisse dichiarata la pericolosità sociale di Davide Paitoni quando l’uomo che ha ucciso nel Varesotto il figlio di sette anni venne arrestato per il tentato omidicio di un collega. La precisazione arriva dalla procuratrice Daniela Borgonova e sembra andare in direzione diversa rispetto a quanto dichiarato ieri dal presidente del Tribunale, Cesare Tacconi, secondo il quale “la richiesta di arresti domiciliari al gip venne motivata col pericolo di inquinamento probatorio, non anche con la pericolosità sociale.
Il 26 novembre scorso, spiega in una nota la procuratrice Daniela Borgonovo, “nel corso di una lite degenerata in colluttazione, Paitoni avrebbe estratto un coltello e colpito il collega. Dopo l’arresto in flagranza a opera della polizia giudiziaria, il pm ha qualificato il fatto come tentato omicidio e ha chiesto unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce. Il gip ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio. Sono in corso le indagini preliminari”.
“L’ordinanza per i domiciliari – ha detto Tacconi in una dichiarazione riportata dal Corriere della Sera – è stata firmata il 29 novembre, avallando la misura richiesta dal magistrato, che l’ha motivata col pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale. e il giudice non può aggravare la richiesta del pm”.