Antonino Sciuto, l’assassino di Vanessa Zappalà, avrebbe usato un virus “trojan” installato nel telefonino della ragazza per seguire i suoi movimenti: così l’avrebbe trovata la notte di domenica, quando l’ha colpita con una pistola e l’ha assassinata sul lungomare di Aci Trezza (Catania), prima di togliersi la vita impiccandosi vicino a un vecchio casolare su un fondo agricolo di proprietà della famiglia, a Trecastagni. È questa l’ipotesi formulata dagli inquirenti che indagano sul caso, e dai magistrati del gruppo specializzato in reati da “Codice rosso”.
In passato, infatti, Sciuto era stato dipendente di una ditta che si occupa di telefonia, in cui “l’utilizzo di sistemi anche sofisticati era di facile accesso ai dipendenti”, come spiega il quotidiano La Sicilia. Per questa ragione, l’uomo è riuscito a utilizzare il Gps e le altre applicazioni che gli permettevano di seguire passo passo i movimenti della ragazza. Una mossa di cui già il padre della giovane, Carmelo Zappalà, aveva parlato alla stampa.
Il cellulare della ragazza è stato preso in consegna dagli inquirenti e verrà sottoposto dagli specialisti informatici ad “accertamenti irripetibili” che forse contribuiranno a chiarire aspetti ancora oscuri della vicenda. Vanessa Zappalà aveva denunciato Sciuto per stalking, dopo aver subito per mesi violenze e minacce. Lui era stato destinatario di un provvedimento di divieto di avvicinamento alla vittima, ma questo non è bastato per fermarlo.
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