Val d’Agri: è finito agli arresti domiciliari il dirigente Eni accusato di contaminazione del petrolio che nel 2017 proveniva oli di Viggiano (PZ). Lo stesso dirigente all’epoca risultava responsabile Era partito tutto da un’inchiesta avviata nel febbraio di quell’anno, una fuoriuscita di petrolio contaminò il reticolo idrografico della Val d’Agri. La fuoriuscita provocò la contaminazione di 26mila metri quadrati di suolo.
Il petrolio era poi arrivato fino alla diga del Petrusillo, da dove arriva direttamente l’acqua che rifornisce la Puglia e contribuisce ad irrigare circa 35mila ettari di terreno. Il reato è quello di disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Durante la conferenza stampa i magistrati hanno illustrato i dettagli della vicenda. Dopo la scoperta della fuoriuscita di petrolio l’Eni aveva realizzato un doppio fondo nel serbatoio. Aveva poi dichiarato la perdita di 400 tonnellate di petrolio anche se dopo le indagini i serbatoi risultavano essere 4 e le perdite risalivano a molto tempo prima rispetto a quanto dichiarato.
L’inchiesta in Val d’Agri aveva portato al sequestro di un pozzetto ed erano state indagate 13 persone fra le quali anche l’Eni e il comitato tecnico regionale.
Oggi invece, l’arresto del dirigente che è stato disposto dal gip di Potenza su richiesta della Procura. Secondo quest’ultima c’era stato un atteggiamento di sostanziale inerzia da parte della multinazionale Eni e del comitato.