Lidia Dalfino, la rianimatrice che si vaccinerà domenica
Lidia Dalfino ha 52 anni e lavora nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, dove da marzo ad oggi ha assistito almeno 200 pazienti affetti dal Covid e visto molti di loro perdere la vita lontani dai parenti: anziani, giovani, con o senza malattie pregresse. Ha capito che la malattia può coinvolgere chiunque, combattendo con armi più potenti delle nostre. Per questo domenica 27 dicembre sarà tra i primi medici a sottoporsi al vaccino Pfizer nel “V-Day” che lancia la campagna in Italia in Europa dopo il via libera dell’Ema.
Lidia aveva già aderito alla campagna vaccinale prenotandosi sul portale messo a disposizione dalla Regione Puglia, ma è stata contattata per anticipare la somministrazione. “Ovviamente ho accettato: sono contenta perché è un grosso segnale di fiducia per la popolazione e per tanti colleghi”, dice a TPI. “Purtroppo vivo l’aspetto più brutto del Covid perché lavoro in rianimazione e ho vissuto entrambe le ondate, so cosa il virus può fare, so che abbiamo pochissime armi a disposizione e credo che il vaccino sia quella più potente di cui disponiamo in questo momento, quindi è fondamentale che l’adesione sia la più alta possibile”.
Eppure sul sito dove gli operatori sanitari hanno la possibilità di prenotare la propria dose e compilare il modulo di “manifestazione di interesse”, l’adesione risulta ancora bassa rispetto ad altre Regioni, dove la partecipazione ha raggiunto percentuali pari al 90 per cento. Fino a lunedì 21 dicembre si sono registrati 45mila dei 75mila operatori che hanno la possibilità di partecipare alla prima fase della campagna tra il 27 dicembre e i primi 15 giorni di gennaio, esclusi i 20mila tra ospiti e dipendenti delle Rsa che non sono obbligati a compilare il modulo online.
L’Assessore alla Sanità a capo della task force regionale anti Covid, il virologo Pierluigi Lopalco, ha definito “ottima” l’adesione, ma fino al 31 dicembre, ultima data utile per prenotarsi, tutti si augurano che cresca. Anche Lidia, secondo cui “gli operatori hanno mille ragioni in più rispetto ai cittadini per farsi portavoce della campagna e farsi vaccinare”, e confida nel buon senso dei suoi colleghi. “Non ci sono state dichiarazioni contrarie ma piuttosto al momento l’adesione è ancora bassa, al 60, 70 per cento, ma so che aderiranno”, dice.
La seconda ondata di Coronavirus l’ha travolta ancor più della prima, perché l’età dei malati si è abbassata, e il virus non ha guardato in faccia nessuno. “Ho visto forse 200 pazienti affetti da Covid, nella prima ondata erano anziani, la maggior parte con comorbilità, e con loro emotivamente eravamo già parecchio coinvolti perché era una situazione atipica in cui c’è il distacco dalle famiglia”, racconta con la voce stanca. “Nella seconda ondata la fascia di età si è abbassata per cui abbiamo ricoverato anche persone giovani e senza malattie precedenti, il coinvolgimento emotivo è aumentato. Ora la situazione sta un po’ migliorando, ma la terapia intensiva è ancora piena. Abbiamo solo un letto libero”, racconta. “Quello che vedo da marzo mi sconvolge ogni giorno“.
Per questo l’arrivo del vaccino “è il primo barlume” che intravede dall’inizio dell’epidemia e, afferma con un sospiro di sollievo, va incontro all’appuntamento di domenica “correndo”. “È il primo passo verso l’uscita dalla pandemia, e non c’è motivo di dubitare”. “Vivo questo momento con sollievo. Ci speravo, ma credevo che il vaccino sarebbe arrivato più tardi, invece è stato un bellissimo regalo di Natale. Non credo a chi non si fida, l’iter è stato seguito, non c’è ragione di dubitare dell’efficacia e della sicurezza del vaccino”, spiega, e ricorda un ragazzo di 37 anni che ha perso la vita durante la prima ondata. “È stato uno dei primi, mi è rimasto dentro. Aveva 37 anni, ha trascorso due settimane con noi, ma non ce l’ha fatta”. Ed è a lui che dedica il suo vaccino.