Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Ci sono 10 milioni di italiani che non vogliono vaccinarsi

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 15 Giu. 2021 alle 13:28

    Spaventa l’effetto del cambio di marcia sui vaccini anti-Covid da parte del governo, avvallato dalle nuove disposizioni dell’Aifa, che ieri hanno dato il via libera al “mix” di dosi: gli under 60 a cui è già stato somministrato il siero di Oxford completeranno il ciclo d’immunizzazione con un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna). E intanti AstraZeneca si inoculerà solo agli over 60.

    Una decisione presa dopo la scomparsa di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante che si era vaccinata con il siero anglo-svedese durante uno degli open day regionali, ma non completamente spiegata dalle autorità governative, mentre gli enti regolatori continuano ad affermare che il vaccino a vettore virale è efficace dai 18 anni in poi.

    Il rischio è che la comunicazione schizofrenica su AstraZeneca influisca sugli scettici, che secondo un rapporto di Agenas e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono circa 10 milioni, pari cioè al 17 per cento della popolazione. Un dato rilevato già all’inizio della campagna vaccinale e confermato oggi dai medici Sergio Abrignani e Sergio Harari, che dalle colonne del Corriere della Sera lanciano la proposta: “Discutere della necessità di un obbligo vaccinale per tutta la popolazione adulta, almeno fino a quando non avremo vaccini disponibili anche per la fascia pediatrica”. “Non possiamo permetterci di lasciare 10 milioni di adulti senza vaccino“, affermano.

    “Non è facile scrivere di vaccini nei giorni in cui piangiamo la scomparsa di una ragazza diciottenne deceduta a causa di un effetto collaterale del vaccino AstraZeneca. È bene però fare alcune considerazioni che avremmo voluto condividere lontano da momenti così tragici”, scrivono i medici.

    “Accettare di avere una fetta significativa della popolazione adulta non vaccinata per rifiuto all’immunizzazione, che le stime valutano attorno al 17 per cento degli italiani ovvero circa 10 milioni, significa spalancare una porta al virus e offrirgli una nuova possibilità di continuare a replicarsi, infettare, uccidere, consentendo il mantenimento della circolazione virale”, continuano. Per Harari e Abrignani ridurre le possibilità che il virus, che continua a circolare tramite varianti più resistente, attecchisca su di noi, significa “aumentare le probabilità di circoscrivere i focolai epidemici”, spiegano.

    “Nessun atto medico è scevro da possibili effetti collaterali e non lo erano neanche le vaccinazioni contro la poliomielite e il vaiolo la cui obbligatorietà e estensiva diffusione ha permesso di liberare il mondo da queste gravissime malattie che appestavano da secoli le vite degli uomini. È probabile che necessiteremo di ulteriori richiami, o per garantire la durata nel tempo dell’immunità, o per proteggerci da nuove varianti virali: dobbiamo prepararci per tempo”, affermano i due esperti.

    “Obbligatorietà vaccinale, pianificazione flessibile e tempestiva di una struttura in grado di garantire, al di fuori dell’emergenza, immunizzazioni rapide a tutta la popolazione, produzione indipendente sotto licenza dei vaccini, sono i cardini per una vera e duratura liberazione del Paese dalla pandemia”, concludono i due medici.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version