Assessore, che cosa dovrebbero imparare le altre regioni dal Lazio sui vaccini?
“Intanto noi ci siamo organizzati per tempo. La rete di distribuzione è basata sui farmacisti ospedalieri, hanno un grande ruolo sia nello stoccaggio, sia nella gestione delle dosi. Il sistema è fondato su 20 sedi hub e po abbiamo 60 sedi dove il vaccino viene solo somministrato. Ovviamente parliamo dell’unico vaccino attualmente disponibile, che è quello Pfizer-BioNTech. Che come è noto va conservato a meno 80 gradi e necessita di particolari accorgimenti per la diluizione, per far sì che ogni dose diventi sei fiale finali”.
Sì, ma le priorità erano le stesse. Perché voi siete riusciti ad ottenere risultati diversi?
“Nel Lazio ci sono 800 vaccinatori, abbiamo dato loro priorità, per far sì che ci sia la massima sicurezza. In questa prima fase viaggiamo su una media di circa 2mila vaccinazioni al giorno. E potremmo addirittura fare di più, ma non abbiamo le dosi a disposizione”.
Forse il “modello Lazio” ha funzionato anche perché non ci sono state domeniche, o pause…
“No, non ci siamo mai fermati. E’ un ciclo continuo 7/7, 12 ore al giorno. Potremmo andare su 24, ma non lo facciamo solo perché non basterebbero comunque le dosi. Anche perché dobbiamo garantire la seconda somministrazione a distanza di 21 giorni”.
Cosa risponde all’assessore alla Sanità della Regione Lombardia Giulio Gallera che ha detto di non voler richiamare i medici dalle ferie per le vaccinazioni? (Peccato, tra l’altro, che – come noi di TPI abbiamo rivelato – in realtà le ferie per gli operatori sanitari sono bloccate da mesi in Lombardia…)
“Non ci sono parole per rispondere, guardi. La campagna vaccinale è prioritaria in questo momento. Le ho detto, noi non abbiamo avuto sabati, o domeniche o ferie. A me più che per Gallera, è dispiaciuto davvero tanto per l’europarlamentare leghista Angelo Ciocca, quando ha detto che la distribuzione delle fiale sarebbe dovuta essere fatta su base economica territoriale, privilegiando la Lombardia perché ‘se si ammala un lombardo vale di più anche perché un imprenditore lombardo paga più tasse di un cittadino laziale’. Direi proprio che è andata in un altro modo, perché la Lombardia, all’opposto di noi, è all’ultimo posto nel piano vaccinazione”.
Quali saranno le prossime tappe per il vaccino? Oltre al richiamo dei medici che hanno avuto la prima dose?
“La prima fase si conclude quando avremo sottoposto a vaccinazione completa, con due dosi, tutte le 128mila persone tra medici, infermieri e operatori sanitari. Auspichiamo che nel frattempo l’FDA dia il via libera al vaccino Moderna, così possiamo premere sull’acceleratore”.
E poi?
“Da fine gennaio proseguirà una seconda fase: gli ultra ottantenni e lì vogliamo coinvolgere anche i medici di medicina generale, noi ne abbiamo 4.500 nel Lazio. Sia perché conoscono i loro pazienti anziani, sia perché servirà rinforzare il personale. Non voglio esagerare, ma con i mezzi che abbiamo, nel Lazio possiamo tranquillamente lavorare su 20mila vaccinazioni al giorno”.
Le voglio fare qualche domanda che esuli dal vaccino. Negli ultimi mesi, come Regione Lazio avete optato per un’ospedalizzazione precoce dei pazienti. E’ stata una strategia vincente?
“Se questa la correliamo al tasso di letalità e noi abbiamo uno dei più bassi d’Italia nonostante in questa seconda ondata sia aumentato. Significa che la scelta dei nostri clinici è stata oculata. E il messaggio era anche che nella nostra sanità non vogliamo lasciare indietro nessuno. Certo, quando non si arriva ad avere gli ospedali sovraccarichi è più semplice ovviamente”.
Resta di estrema attualità il tema delle zone gialle, arancioni e rosse perché anche dopo il 7 gennaio l’Italia sarà divisa così. Lei quali criteri userebbe per definire le zone?
“I criteri sono sempre disposti dal Ministero e Istituto Superiore di Sanità. E noi eseguiamo. Il Lazio credo resterà in zona gialla, perché sono sempre stati adottati tempestivi provvedimenti, con persone testate molto elevato”.
E se dovessero aumentare i contagi?
“Questo accadrà sicuramente. Perché è una fase in cui la curva risalirà”.
La grossa polemica è sul rientro a scuola. Lei è per linea più o meno prudente?
“Vanno sempre adottate misure adeguate all’andamento della curva. Non avrei iniziato il 7 gennaio comunque, troppo presto. Serve cautela. Cautela e vaccini. Vaccini e cautela. E ce la faremo”.
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