Bisogna accelerare. A causa dei ritardi nella consegna delle dosi da parte delle aziende farmaceutiche, la campagna vaccinale in Italia in questi primi due mesi è andata avanti a rilento. Oggi le somministrazioni giornaliere sono poco più di 100mila, l’obiettivo del nuovo governo è quello di raddoppiare questa media in un mese, per arrivare a pieno regime a somministrare oltre 600mila dosi al giorno.
Un piano ambizioso, ma secondo l’esecutivo guidato da Mario Draghi realistico. Le tappe sono ben chiare: raggiungere le 12-13 milioni di dosi entro il primo trimestre dell’anno (ad oggi siamo a 4,2 milioni di dosi somministrate), con l’obiettivo di arrivare entro l’inizio dell’estate a 25 milioni di vaccinati e quindi la possibilità di far ripartire il turismo. La prospettiva finale è quella di ottenere l’immunità di gregge a settembre. Per rispettare questo programma serve dunque dare un’importante accelerata.
Molto dipenderà dall’approvazione del vaccino Johnson&Johnson, previsto per l’11 e il 12 marzo. In Italia arriverebbero 7,3 milioni di dosi nel giro di 15 giorni, altri 19 milioni nei due successivi trimestri. La peculiarità di questo vaccino è che necessita di una sola dose. Nel mese di marzo, inoltre, Pfizer, Moderna e AstraZeneca dovrebbero garantire sei milioni di vaccini.
Questi alcuni dei fattori che spingono Draghi e Speranza ad essere ottimisti, anche considerando il fatto che AstraZeneca, con la ripresa della consegna delle dosi, garantisce un’ampia copertura, visto che il richiamo viene fatto dopo tre mesi. Intanto Draghi fa pesare la propria autorevolezza anche in Europa, per vincolare le imprese farmaceutiche agli impegni presi, mentre a livello nazionale si valuta l’utilizzo dei medici di base per la somministrazione dei vaccini. E poi c’è il capitolo Sputnik, che funziona ma l’Ema non ha esaminato il dossier perché Mosca non autorizza le ispezioni europee nelle proprie fabbriche.
Questo nuovo piano per la vaccinazione prevede in particolare il coinvolgimento della Protezione Civile, che al momento non ha alcun ruolo nella campagna, e questo per Draghi è un errore compiuto dal precedente esecutivo. Proprio l’ingresso in campo della Protezione Civile – spiega il Corriere della Sera – con la sua capillarità sul territorio nazionale, la sua esperienza, i suoi strumenti di governance e di raccordo nazionale, può dare l’accelerata decisiva.
Da qui la nomina del nuovo capo Fabrizio Curcio. Diverse migliaia sarebbero i medici e i sanitari aggiuntivi che potrebbero affiancare quelli delle Regioni, con l’obiettivo, come detto, di arrivare a pieno regime alle 600mila dosi somministrate al giorno, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Per rispettare queste medie il governo potrebbe decidere di adottare la strategia già percorsa dal Regno Unito: vale a dire quella di vaccinare il maggior numero di persone con una sola dose e ritardare il richiamo, arrivando a 19 milioni di dosi ogni 30 giorni.
Se si dovesse optare per quest’ipotesi, cambierebbe radicalmente la struttura attuale delle somministrazioni, superando la distinzione per fasce d’età o categorie professionali. L’obiettivo sarebbe infatti vaccinare il maggior numero di persone. Compito della Protezione Civile quello di rendere il tutto omogeneo ed efficace, coinvolgendo molto più personale ma anche nuove strutture ed hub di somministrazione. Tra le ipotesi: ampliare ambulatori e presidi sanitari esistenti con strutture mobili e tende, sfruttare i centri di assembramento come i supermercati o le stazioni ferroviarie, utilizzare le caserme dei vigili del fuoco, coinvolgere le forze di polizia, prevedere strutture mobili o gazebo.
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