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    Vaccini Covid, Gimbe: “In Lombardia il 51% a personale non sanitario”. Ma la Regione smentisce il dato

    Letizia Moratti arriva alla conferenza stampa di presentazione dei nuovi membri della giunta in Regione Lombardia a Milano, 09 Gennaio 2021. Ansa/Matteo Corner
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 30 Gen. 2021 alle 13:23

    In Lombardia “il 51 per cento delle dosi di vaccino sono andate a personale non sanitario”. A sostenerlo è la Fondazione Gimbe, che nei giorni ha lanciato l’allarme sulla scarsità di dosi previste nelle prossime settimane per il vaccino anti-Covid.

    “Se da un lato una parte del personale non sanitario risulta essenziale per il funzionamento di ospedali ed altre strutture sanitarie”, ha dichiarato il presidente della Fondazione, Nino CartabellottaLa Stampa, “dall’altro i numeri riportati dal piano vaccinale per operatori sanitari e socio sanitari (1.404.037) corrispondono a tutti gli iscritti agli albi professionali, più gli operatori socio-sanitari: questo evidenzia una discrepanza tra numeri previsti dal Piano e le diverse policy vaccinali attuate dalle Regioni”.

    In altre parole, “se la categoria «operatori sanitari e socio sanitari» deve includere tutto il personale che lavora negli ospedali a qualsiasi titolo – dato richiesto alle Regioni dal Commissario Arcuri lo scorso 17 novembre – le dosi previste dal Piano vaccinale non sono sufficienti perché rimangono esclusi tutti i professionisti sanitari che non lavorano presso strutture pubbliche”.

    La replica della Regione Lombardia: “Sono il 21%”

    Sul punto è poi arrivato un chiarimento dalla Regione Lombardia, che ha chiarito che degli oltre 256 mila vaccini somministrati, la stragrande maggioranza è andata al personale sanitario. Secondo la Regione, sarebbero 172 mila (67,2 per cento), gli operatori sanitari di strutture pubbliche, private, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e liberi professionisti ad aver ricevuto almeno una dose.

    Altre 30 mila (11,7 per cento) sarebbero andate a ospiti di strutture sanitarie e sociosanitarie e 54 mila (21,1 per cento) a operatori non sanitari (personale che opera nelle Aziende ospedaliere pubbliche, private, enti e strutture accreditate o autorizzate nell’ambito del servizio sanitario regionale). Il dato, quindi, smentirebbe il calcolo di Gimbe: “In merito alla ricostruzione fornita dalla Fondazione Gimbe, si sottolinea che questa non è coerente con l’attività vaccinale realmente svolta e comunicata al Ministero della Salute da Regione Lombardia”, si legge nella nota della Regione. “Il personale vaccinato rientra quindi nelle categorie indicate dalla struttura commissariale, per la prima fase della campagna. Si evidenzia che ad oggi oltre 24 mila su 320 mila soggetti hanno completato il ciclo vaccinale con il secondo richiamo”, conclude la nota.

    Le altre Regioni

    Dopo la Lombardia, sul podio per numero di vaccini a personale non sanitario nel report della Fondazione Gimbe ci sono anche la Liguria, con il 39 per cento, e la provincia autonoma di Bolzano con il 34 per cento. Complessivamente, in tutta Italia, la quota di dosi al personale non sanitario – una categoria che formalmente non era compresa nella fase 1 della campagna vaccinale del commissario Domenico Arcuri – era il 22,3 per cento.

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