In un momento in cui la campagna vaccinale anti Covid in Italia va a rilento a causa della carenza di fiale e dei ritardi nelle consegne dei vaccini da parte delle case farmaceutiche, succede che le dosi di vaccino vanno sprecate quando qualcuna delle persone prenotate non si presenta all’appuntamento vaccinale. Parliamo delle dosi avanzate a fine giornata, quelle che ormai sono state scongelate e che per questo, se non somministrate entro le sei ore, rischiano di venire buttate, in un periodo in cui anche una sola goccia di vaccino è considerata oro.
Non tutte le Regioni in Italia sono state così oculate da preparare una lista di riserva per il piano vaccinale. Noi di TPI abbiamo scoperto che quando si presentano meno persone di quelle prenotate ci sono due vie: o vengono chiamati amici e parenti per vaccinarsi, o i vaccini vengono addirittura gettati. Pensate che questo sta accadendo da nord a sud e moltiplicatelo per giorni e giorni di campagna vaccinale. Ma facciamo un passo indietro, vediamo come funzionano questi vaccini.
Come funzionano i vaccini?
Vaccini come il Pfizer-BioNTech devono rispettare una delicata catena del freddo, i flaconi devono essere conservati in speciali freezer a una temperatura di meno ottanta gradi e le fiale, una volta scongelate, possono restare in frigorifero per massimo cinque giorni. Ma non è tutto: una volta estratta e diluita la dose deve essere somministrata nel giro di sei ore. Trascorse queste il vaccino è da buttare.
Il rischio che “una dose scongelata venga buttata c’è, perché si tratta di preparati che non sono già pronti infialati come ormai si fa per tutti i vaccini”, spiega a TPI il virologo dell’Università degli Studi di Milano e membro del Cts di Regione Lombardia Fabrizio Pregliasco.
“Non sono monodosi già pronte – continua il professore – ma multidosi che vengono estratte manualmente. Per Pfizer-BioNTec 5/6 dosi e circa 10 dosi per AstraZeneca, ma nel momento in cui prepari la siringa hai massimo 6 ore di tempo per utilizzarli”.
Inoltre, “non sempre si riescono a ottenere sei dosi. Per esempio su Pfizer normalmente sono 5 le dosi previste perché c’è sempre un margine di liquido che si cerca in questo momento di ottimizzare e se ne recuperano 6. A volte basta un niente, una disattenzione dell’operatore oppure quando non si ha a disposizione quelle famose e tanto criticate siringhe luer lock, quelle senza spazio morto, sono un po’ più difficili da dosare allora si può avere questa fregatura, per cui un margine (di spreco, ndr) c’è. Al di là della torbidità una piccola quota è fisiologica. Però ci vuole una grande attenzione”, aggiunge Pregliasco.
Ma se il margine di errore nell’estrazione delle dosi è accettabile, più difficile è invece accettare l’idea che le dosi vengano buttate perché avanzate a fine giornata per via degli appuntamenti saltati e che soprattutto non sempre riescono a essere ridistribuite ad altri perché c’è il vincolo delle fasce prioritarie, le cui persone non sempre sono immediatamente disponibili e spesso ci si trova di fronte a una vera e propria corsa contro il tempo per rimpiazzare gli appuntamenti che saltano.
Corsa contro il tempo come nell’episodio a cui ha assistito Lorenzo, quando lo scorso primo marzo ha accompagnato sua mamma, insegnante, a vaccinarsi al centro vaccinale Contrada Casalena di Teramo. “Casualmente, mia madre è stata fra le ultime vaccinate del giorno, per via del suo cognome che inizia per R.”- spiega Lorenzo a TPI. “Quando sono andata a riprenderla, alle 19 passate, mi dice ‘Lorenzo vai dentro perché hanno delle dosi in più e non sanno a chi farle, perché hanno fatto i conti e gli avanzano delle dosi’. Me lo dice mia mamma, quindi io entro nel centro vaccinale e all’ingresso ho trovato tutto un trambusto di infermiere al telefono”.
“Chiedo che cosa stesse succedendo e così mi spiegano che a causa di alcune persone che si erano prenotate ma che non erano potute venire, alcune dosi di vaccino erano rimaste ‘libere’ e dovevano essere iniettate rapidamente, altrimenti sarebbero state buttate”, prosegue Lorenzo nel suo racconto. A quel punto, essendo lì presente, il ragazzo chiede se può essere vaccinato, per evitare anche che venga buttata una dose. “Gli operatori mi rispondono che non era possibile perché le dosi potevano essere somministrate soltanto al personale sanitario/scolastico o dovevano essere cestinate”. Lorenzo ci tiene a sottolineare “io non me la prendo assolutamente con il personale della ASL che stava semplicemente rispettando i protocolli. Ad onor del vero dico anche che le infermiere stavano cercando di contattare il personale scolastico per somministrare le dosi e non farle andare buttate. Però, i fatti sono che c’erano dosi di vaccino che dovevano essere somministrate in poco tempo e che io ero lì sul posto pronto per essere vaccinato. Mi chiedo: ha senso un protocollo che fa buttare delle dosi di vaccino invece di somministrarle anche al primo che passa?”.
Interpellati da TPI, gli operatori del centro vaccinale Contrada Casalena di Teramo dichiarano: “A noi risulta tutto regolare, quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Quando non si presenta qualcuno all’appuntamento viene chiamata la “riserva”. Vengono chiamate persone che sono nelle liste alle quali viene anticipato l’appuntamento. Non è mai successo che venisse buttata una dose”.
Eppure, le persone che saltano gli appuntamenti vaccinali non sono poche, circa l’8-10 per cento del totale. C’è chi non si presenta perché ha un ripensamento o perché si ammala, e ancora per un imprevisto. Poi ci sono gli anziani, che spesso non hanno nessuno che possa accompagnarli, oppure ricevono l’accettazione a orari improponibili o lontano chilometri da casa.
La Lombardia è la Regione dove le prenotazioni stanno funzionando peggio. Ma perché il sistema si inceppa? Cosa succede? I fattori sono molteplici. Nell’hinterland milanese sono numerosi i casi di ultranovantenni spediti a chilometri e chilometri di distanza, per un mero errore dell’algoritmo della piattaforma gestita da Aria. Per esempio Anna, 89 anni e residente a Segrate, come racconta a TPI, è stata invitata a presentarsi a sud-ovest di Milano, a circa 38 km da casa sua: “Martedì scorso non avevo nessuno che poteva accompagnarmi in macchina perché mia figlia lavorava. Quindi ho dovuto rinunciare. Mi prenoterò nuovamente se si potrà fare”. Invece Michele, 92 anni, residente a Settimo milanese, spiega di essere stato “chiamato la sera alle 21 per la mattina seguente alle 7” e di non essere per questo riuscito ad organizzarsi. O ancora Silvio, 87 anni, riporta infastidito: “Mi hanno fatto una doppia chiamata, una dal mio comune Cologno Monzese e una da Sesto San Giovanni. Io sono andato ovviamente solo nel primo luogo”. Il problema è che non c’è nessun modo per avvisare i responsabili della campagna vaccinale e così di colpo, il giorno stesso del vaccino ci si ritrova con dei pazienti in meno.
Sono situazioni non isolate e che si ripetono in tutti i comuni lombardi nei quali il CAP è stato recentemente modificato: da Assago a Pantigliate. Per migliorare il sistema, si sta cercando di aggiornare l’algoritmo, in modo che si regoli in base all’indirizzo effettivo della persona in questione. Tuttavia il problema, con ovvie arrabbiature da parte degli anziani e dei loro familiari, complica notevolmente i piani dell’Assessore alla Sanità lombarda Letizia Moratti, che continua a dichiarare di voler portare a termine le vaccinazioni entro giugno. Vaccinazioni che come dice a TPI la consigliera regionale del Partito Democratico Carmela Rozza “sono estremamente in ritardo e nel caos”. “Questi poveri anziani – commenta Rozza – sono sballottati ovunque. Ottanta, novantenni che vengono avvisati la sera per la mattina: lo trovo allucinante. Eppure ci vorrebbe così poco per organizzarsi”.
Di certo, non si è organizzato il comune di Cesano Boscone, altro paesino della periferia di Milano, dove il Sindaco Alfredo Negri ci racconta di un pomeriggio infernale. Martedì 2 marzo nel piccolo ambulatorio sono prenotate 170 persone. Se ne presentano 144. Ben 26 persone in meno del previsto.
“Gli anziani rinunciano – dice indignato il primo cittadino – non perché non gli va di vaccinarsi. Ma perché non viene concesso loro un adeguato sistema di reclutamento. Con questi metodi inefficienti molte persone over 80 che si erano prenotate, non si sono poi venute sul luogo della vaccinazione”. Ma è qui che arriva l’assurdità. Per riuscire a colmare il buco, il reclutamento diventa fantasioso. “Ero presente – racconta il sindaco – e le dico che anche io sono uscito in piazza per chiedere alle persone se si volevano vaccinare perché erano avanzate delle dosi. Pur di non sprecarle abbiamo chiesto ai congiunti, amici e parenti, che avevano accompagnato gli over 80. Ma anche alle persone per strada, al bar. In questo modo abbiamo rimediato una decina di persone”. Il che significa che a Cesano Boscone, in una giornata di routine, sono rimaste comunque fuori circa 15 dosi. Anche dopo le richieste ad amici e parenti.
Alle 6 di sera la porta della stanza dei vaccini si chiude. E il sindaco Negri si domanda (giustamente): “Che fine fanno quelle dosi già scongelate e diluite che a fine giornata non sono state fatte a nessuno?”. Come abbiamo spiegato, l’emivita di quelle dosi è di sole 6 ore.
Per vederci più chiaro abbiamo contattato il dottor Maurizio Bersani, direttore del Distretto Rhodense dell’Ats di Milano: “Non ci risultano vaccini sprecati”, ha dichiarato. Ma dall’ufficio stampa dell’ATS non ci forniscono nessun numero o dato preciso.
Anche Elisabetta Strada, consigliera dei Lombardi civici europeisti, ha presentato un’interrogazione lo scorso 2 febbraio sul tema vaccini avanzati a Palazzo Lombardia: “Mi è stato segnalato che in alcune strutture ospedaliere a fine giornata avanzano dosi scongelate di vaccino anti Covid-19 che venivano buttate”, ha denunciato alla giunta. “Era successo all’ospedale San Paolo dove alcuni vaccini venivano buttati perché si arrivava a fine corsa e avanzavano delle dosi. Si trattava di poche dosi, ma dopo queste segnalazioni abbiamo sollevato questa problematica in Regione”, spiega a TPI.
Interpellato da TPI l’Asst Santi Paolo e Carlo spiega che “è capitato davvero rarissime volte che si sprecassero delle vaccinazioni. Parliamo di pochissime dosi, non di una fiala, di dosi”. Per evitare sprechi la struttura ospedaliera milanese durante le prime vaccinazioni interne dedicate al personale aveva predisposto “un elenco di nomi ‘paracadute’ che includeva il personale amministrativo, più facile da sganciare del personale dei reparti”.
Ora, assicura l’Asst Santi Paolo e Carlo, che in questi giorni sta vaccinando gli ultra 80enni all’ospedale militare di Baggio, “Quando capita che a fine giornata nell’elenco i vaccini scongelati sono superiori a quelli che dovevamo somministrare perché qualcuno non si è presentato all’appuntamento, chiamiamo le persone che avevano dato l’adesione per la vaccinazione domiciliare, così da anticipare la somministrazione senza andare a impattare le prenotazioni che sono già organizzate. Questa è la soluzione che abbiamo trovato al momento e che ci siamo costruiti in casa”.
Ma anche se ospedali e centri parlano di rarissimi sprechi e assicurano che con sostituzioni di diverso tipo si perdano pochissime dosi, la consigliera Strada insiste “È eticamente inaccettabile buttare anche una sola dose di vaccino prezioso”. “Anche all’Ospedale di Melegnano, in assenza di un protocollo ufficiale, – spiega la consigliera Strada – hanno trovato un sistema interno: usano le dosi avanzate per i volontari dei centri vaccinali. Così se qualche anziano non si presenta all’appuntamento sanno già chi chiamare”.
E come soluzione suggerisce: “Abbiamo chiesto all’assessore Moratti di dare un protocollo a tutti, noi proponiamo di realizzare uno “sportello” aperto a tutta la cittadinanza presso i punti di somministrazione nella fascia oraria successiva all’ultimo appuntamento, così da consentire la somministrazione delle dosi alle persone non prenotate ed evitare la perdita delle stesse. La sera so che alle 17 aprono lo sportello e se ci sono delle dosi avanzate me la faccio altrimenti sono andata lì inutilmente. Così si evita anche di chiamare persone all’ultimo momento e si evita di buttare dosi di vaccino. Per me anche solo una goccia è gravissimo che venga buttata via”.
La colpa non è dei medici. Va considerato che, dopo l’indagine dei Nas sui vaccini scongelati avanzati e quindi somministrati a parenti e amici degli operatori dell’ospedale modenese di Baggiovara (gli stessi medici avevano tentato invano di contattare professionisti della sanità che ne avrebbero avuto diritto prima di procedere in altri modi) c’è il timore di azioni penali nei confronti di chi decide di iniettare le dosi senza rispettare le liste di priorità stabilite. L’Ausl di Modena, che ha aperto al suo interno un’istruttoria, ha spiegato che quel gesto era stato fatto “in buona fede da parte delle persone coinvolte”, per la paura di sprecare delle dosi di questo “prezioso vaccino”. Infatti, la Procura di Modena guidata dal procuratore facente funzioni Giuseppe Di Giorgio ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti, per abuso d’ufficio, sulla vicenda. Si è quindi trattato, secondo la Procura modenese, di una gestione improvvisata, ma non preordinata: non avevano cioè gestito le dosi per far rimanere dei vaccini e darli ai parenti. Si è rilevata dunque l’insussistenza del profilo penale, mentre resta aperto il versante disciplinare: nell’immediatezza 2 medici e un volontario erano stati sospesi dall’incarico al centro vaccinale. Il caso ha fatto scuola e chi fa i vaccini adesso ci pensa due volte prima di chiamare il nipote o il cugino. Ma paradossalmente così il rischio di sprecare dosi aumenta.
Anche in Puglia, secondo quanto racconta a TPI il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Davide Bellomo, si sarebbero verificati casi in cui si è presentato il rischio che i vaccini avanzati potessero essere cestinati.
“In questa delicata fase, buttare un vaccino oltre ad essere eticamente uno spreco è un danno all’immagine della Regione. Considerato che è stato segnalato l’avanzo di dosi di vaccino anti Covid-19, a fine giornata e per vari motivi, come possiamo solo pensare di sprecare anche solo una di quelle dosi?”, chiede Bellomo nella sua interrogazione rivolta al Presidente Michele Emiliano e all’assessore alla Salute, Pier Luigi Lopalco, che noi di TPI abbiamo chiamato più volte per chiedere spiegazioni ma senza successo.
“L’assessore Lopalco – specifica Bellomo – dice che è stata previsto un sistema di overbooking. Bene, ma è il medico che sceglie da solo attraverso una sua lista chi vaccinare quando qualcuno non si presenta o è la Regione che dà delle priorità? Quali sono i criteri per la selezione dei soggetti della lista B?”.
“Mi hanno chiamato medici – continua il politico d’opposizione – che si dicono in difficoltà perché non gli è stato detto cosa fare, chi chiamare quando non si presenta la gente all’appuntamento vaccinale. Devono chiamare pazienti malati che hanno una priorità perché sono oncologici o che hanno altre patologie? O altri anziani? Se a me nessuno dice nulla io cosa faccio con queste dosi avanzate? Le devo buttare. I medici hanno le mani legate”, conclude consigliere regionale della Puglia.
In realtà, un metodo che punta a non sprecare nemmeno una dose di vaccino quando le persone prenotate non si presentano ci sarebbe. E’ quello pensato dalla Regione Lazio, ispirandosi al modello israeliano. Si chiama “sistema panchina”, dove siedono le riserve del vaccino anti Covid, cioè quelle persone pronte a sostituire chi non si presenta all’appuntamento vaccinale e, quindi, a farsi vaccinare al loro posto. Un sistema che si ispira all’overbooking degli aerei, proprio per evitare gli sprechi: da quando è partita la vaccinazione degli over 80, ogni giorno alle 18 le dosi non inoculate vengono affidate alle Usca (le unità speciali di medici e infermieri che combattono il Covid-19) che procedono con le somministrazioni a domicilio agli ultra 80enni non autosufficienti. “Ovviamente si vaccinano le persone previste dal piano vaccinale”, ha specificato l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato.
Replicare il modello del Lazio sarebbe semplice, basta creare degli elenchi di riserva, che fungano da “piano b”, da cuscinetto. E potrebbe essere davvero una soluzione agli imperdonabili sprechi. La pandemia di Coronavirus non sembra arrestarsi, le varianti non sono più solo alle porte ma sono entrate nei nostri ospedali, l’Europa arranca con un misero 9 per cento del totale della popolazione vaccinata e, in mancanza di fiale, dobbiamo ricorrere anche al vaccino russo Sputnik. Questi sono solo alcuni dei motivi fondamentali per i quali anche una sola dose di vaccino sprecata può avere un’eco gigantesca in tutta la società.
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