In Lombardia la campagna per i vaccini antinfluenzali è iniziata la terza settimana di ottobre, ma l’attesa per ottenerne uno può durare fino a un mese e i Medici di base, che secondo le disposizioni della Regione dovevano essere i primi a somministrare le dosi ai pazienti in cura, le hanno ricevute solo in minima parte, con una richiesta crescente stimolata anche dalla comunicazione della campagna. Così a rimanere scoperti sono non solo i pazienti che non rientrano nelle fasce protette – per cui le dosi che normalmente si acquistano in farmacia quest’anno non sono disponibili – ma anche le categorie considerate a rischio, ovvero i bambini fino ai sei anni, i soggetti over 65, le donne in gravidanza o le persone affette da patologie. E intanto è la sanità privata che sopperisce all’impreparazione di quella pubblica, beneficiando dell’ansia che soprattutto i più anziani hanno di vaccinarsi per proteggersi dalla pandemia in una regione dove ormai la situazione è fuori controllo.
Nel capoluogo lombardo il Museo della Scienza e della Tecnologia, in partnership con l’Ospedale San Giuseppe del Gruppo MultiMedica, ha reso disponibili 600 dosi al giorno per dieci giorni, dal 3 al 10 novembre, al costo di 60 euro a vaccino. E se presso questo gruppo le scorte sono terminate, migliaia di dosi sono ancora disponibili nelle strutture del Gruppo San Donato, che conta oltre 12 istituti privati distribuiti tra Milano, Monza, Pavia, Bergamo, Como e Brescia e quattro “Smart clinic” a Milano, dove è quasi sempre possibile trovare spazio in agenda. Una dose di vaccino è costata 55 euro fino al 7 novembre, mentre da allora ne costa 65. L’attesa per un appuntamento è molto più breve rispetto a quella imposta dai tempi delle Ats, con la garanzia che le scorte non finiranno anche se è necessario attendere qualche giorno per ottenere la propria.
Dal gruppo San Donato spiegano di aver preso contatto con i fornitori e aver iniziato le prime trattative a marzo, e già in primavera sono stati ordinati decine di migliaia di vaccini, mentre altre trattative sono ancora in corso con fornitori in tutto il mondo. Regione Lombardia invece ha compiuto i primi acquisti a settembre: 2 milioni e 884mila dosi, inferiori di circa un milione rispetto al numero dei lombardi che rientrano nelle categorie a rischio, che sono 3 milioni e 874 mila persone. Intanto negli istituti sanitari privati (non solo quelli gestiti dal San Donato, ma anche dall’Humanitas e dall’Istituo Auxologico) a prenotare il vaccino sull’onda dell’emergenza e delle raccomandazioni della campagna antinfluenzale sono state tutte le categorie, da quelle protette al resto della popolazione, tanto che non si fa in tempo ad aprire le prenotazioni che i posti finiscono in poche ore, ci fanno sapere dal San Donato.
Ma l’attesa in alcune cliniche, come l’Istituto Sant’Ambrogio, non dura più di dieci giorni. “Adesso non abbiamo l’agenda aperta fino al 13 novembre, ma non c’è pericolo di finire le dosi”, assicurano dallo staff della struttura, dove il personale sanitario è occupato anche nella somministrazione di altri servizi legati al Covid. “Stanno temporeggiando sull’aprire le agende perché c’è una richiesta alta per gestire la situazione e facendo anche più di 500 tamponi al giorno la situazione è caotica”, spiegano. Non solo vaccini, dunque, ma anche i servizi di tracciamento dell’epidemia che le Ats non sono in grado di offrire a tutti, tanto che anche i Medici di Medicina Generale si rivolgono ai privati per effettuare tamponi di controllo sui pazienti quando i servizi sanitari della Regione non sono in grado di farlo.
“Ho ordinato 550 dosi di vaccino e fino ad adesso me ne sono arrivate 100: prima 50, poi 20, poi altre 20, e la nostra Ats ci ha comunicato che fino al 18 di novembre non ne arriveranno più”, racconta Fabrizio Marrali, medico di base di Milano che come ogni anno ha aderito alla campagna antinfluenzale. L’anno scorso a quest’ora aveva già terminato di vaccinare i pazienti, quest’anno se tutto va bene finirà a dicembre. E anche se la vera ondata di influenza arriverà a gennaio, le persone in preda all’ansia richiedono ininterrottamente la propria dose. “È mancata una comunicazione corretta, la Regione poteva dire di mettersi l’anima in pace e che la vera campagna sarebbe iniziata non prima del 15 novembre, invece hanno allarmato la popolazione da ottobre pur sapendo che i vaccini non erano disponibili e di aver commesso errori. L’influenza vera arriverà dopo Natale, quindi c’è tutto il tempo”, spiega.
“Ma con l’ansia che hanno creato, l’anziano si sente protetto se fa il vaccino un po’ prima. Non succede niente se lo fa il 30 novembre, ma questa comunicazione l’Ats non l’ha data”, racconta. Intanto è la sanità privata a beneficiare di questo stato di agitazione per 50 o 60 euro a dose. “Se dall’Asst – l’azienda ospedaliere delegata a offrire prestazioni in assenza di un medico di base – non mi avessero risposto entro sabato, avrei pagato 60 euro”, racconta un 65enne milanese. Ha provato a chiamare il centro prenotazioni la prima volta il 3 novembre, ci ha parlato il 7, e l’appuntamento gliel’hanno fissato dopo 20 giorni, pur rientrando in una fascia protetta e avendo diritto all’urgenza, in una struttura lontana da dove abita. “Guadagna la sanità privata mentre noi abbiamo contenziosi con pazienti, siamo pressati: ogni giorno abbiamo 30 chiamate di persone che chiedono quando arriva il vaccino”, aggiunge Marrali.
Quest’anno il 78 per cento di Medici di famiglia a Milano ha aderito alla campagna, 80 in tutta la Regione “con zone in cui fino al 97 per cento dei medici ha aderito”, spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi. “Ma ai medici i vaccini arrivano con il contagocce. Ora ci hanno detto che saranno ‘prenotabili’ a partire dal 18 novembre. Ma cosa vuol dire?”, si chiede. Rossi ha in cura 388 pazienti “target”, ma di questi fino ad ora ne ha vaccinati solo 50. “Le persone che non sono riuscite a vaccinarsi sono andate ai privati. Non c’è niente di male e anzi, offrono un servizio in una fase delicata, ma trovo una cosa bislacca che proprio nell’anno in cui dicevamo che bisognava vaccinare subito e tanta gente, con questa adesione diffusa dei medici di famiglia, il privato vaccini alla grande perché non si trova niente in farmacia e perché i medici hanno avuto dosi con il contagocce”, osserva. “Poi, come si dice a Milano, piuttosto che niente, meglio piuttosto”.
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