Alexander ha 33 anni, vive a Dublino da otto ed è nato in un piccolo villaggio dell’Ucraina dell’est. Nella sua famiglia, in cinque generazioni, nessuna è vissuta senza testimoniare almeno una guerra. Lo racconta con gli occhi lucidi a margine del presidio organizzato a Roma da manifestanti ucraini davanti all’ambasciata russa. Vivono in Italia da anni ma ognuno questa mattina, quando Putin ha ordinato l’invasione del loro Paese, si è svegliato pensando ai propri familiari.
Come Olga, 55 anni, che teme per suo nipote di 17 anni e mezzo: “La mobilitazione comincia dai 17 anni. Probabilmente potrebbe toccare anche a lui, ma preferirei andare io a combattere, anche se sono una donna. Lui non ha ancora visto niente della vita”, dice a TPI con la voce spezzata. Ksana, 47 anni, in Italia dal 2001, non ha parole per descrivere la situazione dopo aver parlato con sua madre, che vive nel sud dell’Ucraina dove i combattimenti sono molto aspri. “Stanno usando missili pesanti. Non ho lacrime, provo solo rabbia, sono molto arrabbiata”, racconta. Alessia pensa a suo nipote, nato il 9 febbraio, che hanno battezzato oggi in tutta fretta perché “non sappiamo dopo che succederà”.