Uccide a colpi di pistola genero e nuora e si costituisce: “Ho ammazzato anche lei? Non me lo ricordo”
Da mesi si era convinto che i coniugi dei suoi due figli avessero una relazione. Un’assurdità secondo il resto della famiglia, che chiedeva a Raffaele Caiazzo di smettere. L’ultimo avvertimento era arrivato mercoledì scorso: se avesse continuato gli avrebbero impedito di vedere i nipoti. La mattina successiva, Raffaele Caiazzo ha risposto uccidendo genero e nuora.
La tragedia è avvenuta a Sant’Antimo, lo stesso paese da cui proveniva Giulia Tramontano: il giorno stesso del duplice omicidio il paese si stava preparando a scendere in piazza per una fiaccolata in ricordo della 29enne uccisa il 27 maggio scorso a Senago.
Caiazzo è arrivato alla casa della prima vittima in bicicletta, poco dopo le 6.30 di mattina. Il genero Luigi Cammisa, operaio di 29 anni, era appena uscito di casa per andare a lavoro. Lo ha raggiunto a pochi passi dalla sua abitazione e gli ha sparato lasciando il corpo a terra. “Mi hanno telefonato per dirmi: “Vai a vedere vicino alla chiesa, c’è tuo nipote a terra. Non avrei mai immaginato una cosa simile, era un ragazzo buono, un bonaccione, lavoratore”, ha detto a La Repubblica la zia materna della vittima, che ha lasciato due figli di 2 e 7 anni. “Oggi è capitato a mio nipote, qualche giorno fa a Giulia. Ma stiamo scherzando? La legge per mio nipote non c’è? Vorrà dire che ce la faremo noi”.
Caiazzo ha poi proseguito a piedi verso via Enrico Caruso dove viveva la nuora, Maria Brigida Pesacane, 24 anni. Al momento dell’omicidio, nell’appartamento dormivano anche i bambini di 2 e 4 anni. il figlio dell’assassino, anche lui operaio, era già uscito per andare a lavoro. “Riusciva soltanto a dire: ‘Me l’ha uccisa, me l’ha uccisa. È stato lui’”, ha raccontato una vicina a La Repubblica.
Dopo una fuga durata quasi cinque ore, Caiazzo si è costituito alla caserma di Gricignano. Nel corso dell’interrogatorio, durato fino alle sette di sera, ha confessato di aver ucciso il genero, sostenendo però di non ricordare di aver assassinato anche la nuora. “Dite che ho ammazzato anche lei? Non me lo ricordo”, le parole riportate. Il 44enne, che da tempo custodiva la pistola illegalmente, ha detto di non ricordare dove l’ha gettata. Il suo avvocato teme che possa togliersi la vita. “Ho capito che devo farla finita”, avrebbe ripetuto.