Sono principalmente due le notizie che ci fanno guardare al prossimo futuro con maggiore speranza. Riguardano il turismo, settore che in Italia rappresenta una miniera d’oro e un asset economico che, secondo l’ultimo rapporto Enit, prima della pandemia di Covid pesava per circa il 13% del Prodotto interno lordo. Un settore che dopo l’annuncio delle riaperture è pronto a ripartire.
La prima notizia positiva riguarda le prenotazioni per l’estate 2021. L’impennata di richieste è stata fotografata dal Centro sudi di Italianway, azienda che opera sul mercato italiano degli affitti brevi. “Abbiamo registrato un incremento del volume di prenotazioni giornaliere del 33%, con picchi di 80mila euro di prenotazioni raccolti sabato scorso, il giorno dopo la conferenza stampa”, spiega l’ad Marco Celani. Il secondo felice annuncio per la ripresa economica del nostro Paese interessa le aperture di nuovi hotel per accogliere i turisti, italiani e stranieri. Solo a Roma è prevista l’inaugurazione di 14 alberghi.
“Nel momento in cui abbiamo dato la road map delle riaperture sono ripartite le prenotazioni. Il calendario vuol dire turismo”, conferma il ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia. Le riaperture previste per il 26 aprile e l’introduzione del “pass verde” per gli spostamenti “hanno generato ottimismo e un’impennata di prenotazioni già prima della conferenza stampa – aggiunge l’ad del Centro sudi di Italianway, Celani – a partire da martedì 13 aprile, quando sono uscite le prime anticipazioni sulle nuove misure, abbiamo registrato un incremento del volume di prenotazioni giornaliere del 33%, con picchi di 80mila euro di prenotazioni raccolti sabato scorso, il giorno dopo la conferenza stampa”.
Secondo le ultime notizie dal mondo del turismo, l’estate 2021 sarà caratterizzata dalla fuga anticipata dalla città. L’intenzione degli italiani che lavorano in smart working sarebbe quella di partire già dalla metà di maggio, senza aspettare i mesi più caldi, per sfruttare la “commistione smart working -vacanza“.
Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, il Centro Studi Italianway racconta che “ad oggi il 35% delle 43mila notti già prenotate dal primo gennaio al 15 aprile 2021 ha come finalità l’holiday working: la durata media dei soggiorni è di 19 notti con un budget medio messo in campo pari a 3.243 euro per l’intero soggiorno, corrispondente a una tariffa media di 170 euro a notte. Le tariffe dei soggiorni già prenotati con questa specifica finalità vanno da 49 € a notte a 2mila euro a notte e hanno una finestra di prenotazione di circa 4 mesi (si prenota con 4 mesi di anticipo rispetto al soggiorno) scegliendo tariffe flessibili e rimborsabili. Il numero medio di persone per soggiorno è 4 ma si arriva fino a nuclei di 12 persone per ville o prenotazioni multiple (strutture con più case nello stesso ambito)”.
Tra le mete più gettonate per conciliare lavoro da remoto e vacanza troviamo: Termoli (Molise), Muravera (Sardegna), Monopoli, Castellana Grotte e Lecce in Puglia; Sirolo nelle Marche, Marone sul Lago di Iseo; il Bormiese e Valdisotto in Lombardia; Andora e Sanremo in Liguria. Avola, in provincia di Siracusa e Lampedusa. Su tutte le destinazioni favorite dagli italiani e non c’è la Costa Smeralda, ma anche località di montagna. “Nel complesso la Puglia la Liguria e le isole sono già state identificate come mete per passare un periodo di relax, con la possibilità di lavorare negli alloggi scelti, mentre ci si attendono prenotazioni fino all’ultimo minuto in Toscana, Marche, Calabria e nelle località montane” conclude Celani.
E nel frattempo a Roma aprono nuovi hotel. Sono 14 i nuovi alberghi che potrebbero accogliere presto i turisti amanti della Capitale, tra questi il W Hotel (gruppo Marriott) a via Liguria, 160 camere e suite con Spa, in un palazzo del XIX secolo, terrazza con vista panoramica e bar esclusivo. “Sono progetti che hanno quattro o cinque anni – racconta Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi – che si sono fermati per la pandemia e che ora stanno ripartendo o sono in via di conclusione, perché ovviamente cantieri così importanti non possono restare bloccati per molto tempo. Sono strutture concepite prima del Covid, quando Roma aveva un tasso di occupazione da 600mila arrivi al mese, ora invece siamo sui 20mila. Bisognerà aspettare il 2023/24 prima che Roma torni la capitale del turismo internazionale, solo allora ricominceremo davvero. Anche se dobbiamo continuare a lavorare con ottimismo per uscirne al più presto“.
Di recente ha aperto il DoubleTree by Hilton Roma Monti a piazza dell’Esquilino 1. “Siamo aperti dal 6 aprile in piena zona rossa e ovviamente stiamo lavorando a basso regime – spiega Luca Boccato titolare della struttura (gruppo HNH) – di 133 camere al massimo ne occupiamo il 10 per cento, ma in ogni caso i 25 dipendenti sono assunti e lavorano tutti i giorni, ma ovviamente noi stiamo operando in perdita. Quando abbiamo preso la struttura in era precovid ci trovavamo in un altro mondo anche dal punto di vista turistico, ora immaginiamo che ci vogliano almeno 2, 3 anni per tornare ai ritmi di prima. Per giugno per esempio i tassi di occupazione dovrebbero essere tra il 40 e il 50%, non l’ottimo, ma una soglia meno dolorosa per noi”.
Un altro nuovo albergo è pronto a nascere in piazza Augusto Imperatore, il Bulgari Hotel Roma aprirà il prossimo anno. “Siamo vivendo un momento complesso, non è facile far ripartire un albergo chiuso, non è come riaprire un ristorante – precisa il presidente di Federalberghi – Le compagnie aeree sono ferme, quindi deve riavviarsi un processo complicato per gli interi pacchetti viaggi in cui ci siamo anche noi albergatori, visto che i cataloghi si chiudono l’anno precedente. Quest’anno ormai dovremo accontentarci del turismo interno che però d’estate non frequenta le città d’arte. La ripresa sarà lenta e molto lunga“.
E in piazza San Marcello, all’interno del palazzo Salviati Cesi Mellini costruito nel XVIII secolo, è prevista l’apertura del Six Senses, l’hotel firmato dall’architetto Philippe Stark. Il Dharma Luxury Monti, invece, doveva aprire ad aprile dello scorso anno, “ma non ci sono riuscito – racconta il titolare Luigi Felicetti -. Ora è chiuso in attesa della ripartenza, ma la situazione è davvero dura, ho un solo albergo aperto, ma ho una stanza occupata ogni tanto il fine settimana per eventi speciali e poi un disastro. Invece dei ristori dovrebbero pensare ad una defiscalizzazione per 3, 4 anni, ovvero quando ricomincia il turismo, gli incentivi dati a noi invece dovrebbero indirizzarli solo sulla sanità, in cambio ci facessero riaprire presto”.
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