Nell’azienda ospedaliera di Padova è stato eseguito il primo trapianto di cuore da donatore cadavere. Fino a oggi nessuno era riuscito a trapiantare un cuore oltre i 20 minuti imposti dalla legislazione dopo la morte cardiaca. “Per primi al mondo – ha detto Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia padovana – abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti”.
Secondo il direttore della cardiochirurgia di Padova, “questo risultato apre alla possibilità di incrementare del 30% il numero di organi disponibili per i pazienti in attesa di un trapianto di cuore”. “Il paziente ha un decorso post operatorio regolare e il cuore funziona molto molto bene”, assicura Gerosa. L’operazione è stara effettuata l’11 maggio, su un uomo cardiopatico di 46 anni.
Ancora una volta è la sanità del Veneto a varcare una nuova frontiera della medicina. Da oggi la cardiochirurgia non sarà più come prima, perché si apre una prospettiva che può ridare speranza a tanti malati che attendono un trapianto di cuore. Lo dobbiamo, con gratitudine, all’intera Azienda Ospedale Università di Padova, al professor Gino Gerosa e alla sua equipe e al dott. Paolo Zanatta, direttore dell’Anestesia e Rianimazione del Ca’ Foncello, che ha eseguito il prelievo dell’organo. Straordinari professionisti, ai quali vanno i nostri orgogliosi complimenti”. Lo dice Luca Zaia, presidente della Regione Veneto ricordando l’intervento eseguito dalla stessa azienda ospedaliera nel 1985, quando venne fatto “il primo storico trapianto di cuore in Italia donato da un giovane trevigiano, Francesco Busnello e impiantato nel petto di Ilario Lazzari dal professor Gallucci, alla cui memoria è oggi intitolato il Centro di Cardiochirurgia di Padova”. “E’ la prima volta al mondo – conclude Zaia – che un cuore fermo viene riattivato ed impiantato senza danni che possano pregiudicare il trapianto dopo un tempo così lungo e questo apre frontiere impensabili rispetto al possibile utilizzo di organi da trapiantare. Questo risultato straordinario della sanità del Veneto secondo gli esperti potrebbe portare ad un incremento del 30% nel numero dei trapianti in Italia”.