Quasi 30 miliardi di euro: è quanto frutta il traffico di essere umani in Europa, che coinvolge per più della metà dei casi donne, ragazze e bambine, ma anche ragazzi e bambini.
A denunciarlo è Save The Children nella dodicesima edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, diffuso in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che ricorre il prossimo 30 luglio.
Secondo quanto emerge dal report i soli casi accertati nel 2020, che hanno dato luogo a procedimenti giudiziari e condanne, riguardano 109.216 vittime nel mondo, un numero che non rappresenta le proporzioni reali del fenomeno in gran parte sommerso, e che è indice della debolezza dei Paesi nel contrastarlo.
Tra i 185 paesi monitorati sull’applicazione del Protocollo di Palermo (2000) per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani, infatti, solo 28 avrebbero messo in campo sforzi significativi ed efficaci, come nel caso di Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna, Svezia o Namibia, e tra gli europei Belgio, Spagna, Austria e Francia, mentre l’Italia è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri.
In Europa, dove si stima che il traffico di esseri umani produca in un anno 29,4 miliardi di euro di profitti, ben un quarto dei soli 14.000 casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%).
In Italia, invece, i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta erano 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale (61). Tra le vittime assistite, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita dallo sfruttamento lavorativo (18,8%). Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%), e, tra gli altri, da Gambia (2,5%) e Costa d’Avorio (2,3%), che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni. Sono infatti di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.
Nel 2021, secondo quanto si legge nel rapporto diffuso da Save The Children, l’Europol ha ricevuto 28.758 segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con 6.139 nuovi casi. Le organizzazioni criminali attive nel traffico di esseri umani si sono adattate alle restrizioni della mobilità transnazionale imposte dal contenimento della pandemia, utilizzando sempre di più lo sfruttamento sessuale in-door e i canali alternativi, come gli ambienti digitali, creando un vero e proprio sistema di e-trafficking. Chat online, social media, agenzie di collocamento online, siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti per reclutare potenziali vittime, forum sul dark web, pagamento dei servizi legati allo sfruttamento tramite criptovalute, vengono utilizzati per mettere in atto lo sfruttamento, che può riguardare, oltre alla sfera sessuale e lavorativa, altre forme di sfruttamento. In Italia, per esempio, sono stati registrati nel 2021 5.316 casi di pedopornografia trattati dalla Polizia Postale, con un aumento del 47% rispetto al 2020 (3.243), e 531 minori vittime di adescamento online, con una concentrazione di casi nella fascia 10-13 anni (306).
“Il fenomeno della “tratta digitale” si è affermato particolarmente nel periodo dell’emergenza Covid” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
In Italia, attraverso le testimonianze degli operatori di Save the Children, di altre organizzazioni e di alcuni referenti istituzionali, viene in evidenza come l’acuirsi della crisi economica innescata dalla pandemia, moltiplichi i rischi di sfruttamento per gruppi particolarmente vulnerabili, come i minori stranieri non accompagnati, che spesso arrivano nel paese con un pesante debito contratto con i trafficanti per il viaggio che devono ripagare. Si tratta in gran parte di adolescenti di sesso maschile, che si trovano esposti al rischio di sfruttamento in particolare nel momento in cui escono dal sistema di accoglienza per il compimento della maggiore età (il compimento della maggiore età è la causa dell’uscita dalla rete di accoglienza nel 64,2% dei casi) che li trova spesso in condizioni di integrazione ancora fragili e precarie, o per allontanamento volontario dalle strutture (25,6%), a volte su richiamo di connazionali o altre persone che propongono lavori in nero nelle grandi città come Roma o Milano. I gruppi più vulnerabili in questo senso sono quello dei minori non accompagnati egiziani, bangladesi, ma anche tunisini.
“L’impatto della pandemia ha reso ancora più evidente, se possibile, la condizione di totale vulnerabilità delle vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento. Donne, bambine, bambini e adolescenti che hanno sofferto già molto nella loro vita e non hanno quasi mai gli strumenti per potersi difendere, e, soprattutto, persone e alternative positive a portata di mano intorno a loro. L’Europa e l’Italia sono territori di massimo guadagno per i trafficanti, ed è indispensabile che rafforzino” dichiara ancora Raffaella Milano.
“È fondamentale individuare tempestivamente i minori più vulnerabili e a rischio, per questo motivo chiediamo un monitoraggio indipendente alle frontiere terrestri, realizzato da team con competenze di protezione dei minori, per individuare precocemente e garantire una assistenza immediata a tutti i minori a rischio” sottolinea la Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
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