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    Traffico di animali esotici, in esclusiva i dati della LAV: “Commercio virtuale, pericoli reali”

    Foto LAV. Fiera di esotici a Fiano Romano

    Entro il prossimo 8 maggio i ministri della Salute Speranza, della Transizione ecologica Cingolani e il sottosegretario Affari europei Amendola sono chiamati a dare attuazione alla legge delega, fissando criteri per divieto di commercio, detenzione e riproduzione di animali esotici e selvatici

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 8 Apr. 2022 alle 09:44

    Venduti tramite annunci online, su siti commerciali appositi, pagine social e piattaforme di annunci: è così che trova diffusione in Italia il commercio di animali esotici e selvatici, come rilevato in una ricerca della LAV (Lega Anti Vivisezione) di cui TPI è in grado di rivelare in anteprima i risultati preliminari. Quello delineato dalla ricerca dell’associazione è “un mondo parallelo, a sé, che appare svincolato dalle regole vigenti in materia di commercio di animali e che presenta molti punti di fragilità e di rischio illegalità”, in grado di determinare rischi per la diffusione di patogeni potenzialmente pericolosi anche per l’uomo.

    La ricerca della LAV, tuttora in corso, ha lo scopo di supportare l’iter legislativo connesso al Regolamento Europeo 2016/429 relativo alle malattie animali-trasmissibili. L’associazione ha monitorato a campione, per due mesi, diverse piattaforme di commercio on-line, di annunci e pagine social dedite al commercio di animali, italiane o comunque attive nel nostro Paese, prestando particolare attenzione alle specie protette dalla normativa vigente.

    Al centro dell’analisi uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, aracnidi, pesci, insetti, e crostacei. “Animali vivi o, in alcuni casi, morti (imbalsamati) o parti di essi (ossa, pelli o pellicce) appartenenti alla fauna selvatica o esotica rientranti nell’applicazione della normativa sulla protezione della fauna selvatica, sul commercio di animali in via di estinzione (Cites), e sulla detenzione di animali pericolosi”, spiega l’associazione. “Gli annunci e post visionati superano i duemila, riguardanti un numero minimo di 5000 animali. Tra questi annunci ne sono stati selezionati circa 800 relativi ad animali appartenenti a fauna esotica o selvatica, di cui la metà, 400 rispondevano ai criteri di ricerca, ovvero specie in Cites, appartenenti alla fauna selvatica, per un totale di oltre mille animali”.

    “Solo il 38 per cento degli annunci (152) relativi ad animali in Cites o protetti  fa riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, mentre per gli altri 248 annunci, pari al 62 per cento, non vi era nessun cenno alla documentazione”, sostiene la LAV. “Ovviamente il non menzionare l’esistenza della documentazione autorizzativa non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci; d’altro canto, ciò allo stesso tempo non ne attesta la regolarità e la legalità, e questo, per specie protette o particolarmente protette, rappresenta un grosso problema per la trasparenza dell’operazione. Chi verifica che la specie protetta posta in vendita sia di provenienza lecita? Come si fa ad accertare che non sia stata oggetto di cattura illegale o di traffico criminale?”.

    Per gli 800 annunci esaminati relativi alla vendita di fauna esotica o selvatica, calcolando il prezzo degli animali riportati, si arriva alla somma di 150mila euro. Dei 400 annunci di animali sottoposti a tutela, 30, il 7,5 per cento, menzionavano che si trattava di individui allevati in cattività. “Anche in questo caso, la domanda è sempre la stessa: chi vigila sulle modalità di allevamento e di tenuta di tali animali?”, continua la LAV. “Solo in pochissimi casi si tratta di allevamenti ufficiali, che hanno un sito, che sono riconosciuti, ma la maggior parte è ascrivibile ad allevamenti domestici, individuali, che non riportano certificazioni, cosa che legittima preoccupazioni sulla modalità di tenuta e allevamento degli animali. Ci si chiede inoltre quali siano le modalità di trasporto, con quali mezzi, con quale professionalità vengono effettuati? Sulla base delle prime evidenze raccolte, non c’è da stare tranquilli”.

    L’attuazione della legge e le richieste della LAV

    Il governo Draghi entro l’8 maggio è chiamato ad approvare lo Schema di Decreto Legislativo per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili prevedendo, come stabilito dall’articolo 14 lettera q) della Legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021, alcuni importanti cambiamenti fra i quali il divieto di importazione, detenzione e riproduzione di animali selvatici ed esotici.

    LAV chiede ai ministri coinvolti (il ministro della Salute Speranza e il ministro della Transizione ecologica Cingolani) e al sottosegretario agli Affari Europei Amendola, di attuare: il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati con pena della reclusione e contestuale multa per coloro che vi contravvengano o che prelevino in natura, importino, esportino, detengano o utilizzino animali di specie protette; il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche; pene più efficaci contro il commercio delle specie protette; il divieto di vendita di animali, anche domestici, on-line e nei negozi; il divieto di attività ambulanti, fiere e ogni altra forma di esibizione o spettacolo che coinvolgano animali, norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli, la verifica della destinazione degli animali invenduti.

    Leggi anche: Fiere di animali esotici, l’inchiesta della Lav sui “wet market” italiani

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