Torino: ragazza transgender aggredita insieme al suo fidanzato
A Torino una ragazza transgender è stata aggredita in strada mentre passeggiava con il suo fidanzato. La vicenda, che si è svolta lo scorso 7 maggio in una zona periferica della città, è stata denunciata dal sito gay.it.
“Io e il mio ragazzo siamo andati a cena fuori – racconta Silvia, la vittima dell’aggressione – Io ero vestita al femminile, ma senza tacchi o gonna. Indossavo un semplice jeans, una felpa e un po’ di trucco. Passeggiavo a braccetto con il mio fidanzato, quando un ragazzo si è alzato di scatto e ci ha urlato “fr**i di merda! Io vi ammazzo!”.
“Io l’ho guardato in faccia e lui mi ha detto ‘non mi devi neanche guardare perché ti ammazzo! Devi stare muto…’ Parlandomi al maschile, nonostante io fossi truccata, vestita al femminile e con il reggiseno” continua Silvia.
“Ha provato a tirarmi un calcio ma era ubriaco e io l’ho schivato. In quel momento non sapevo se mi avrebbe colpita, perché stava proprio a fianco a me. Noi abbiamo fatto finta di niente, abbiamo cercato di mantenere la calma, in fondo eravamo soltanto a 200 metri dall’albergo, però era un punto isolato, non c’era in giro nessuno a parte noi. Lui continuava a urlarci dietro ‘fr**i! Fr**i di me**a! Vi ammazzo! Non dovete dire niente!”.
Silvia non sa dire cosa abbia scatenato quella reazione (“Io e il mio ragazzo stavamo solo camminando a braccetto”), ma racconta anche che si tratta della seconda aggressione nel giro di cinque anni, motivo per cui, da allora, gira con lo spray al peperoncino in tasca.
“Venerdì prima di uscire l’ho posato. Mi sono detta ‘Torino è una città lgbt-friendly, sta migliorando, non c’è bisogno che me lo porti dietro'”.
La vicenda è stata commentata su Facebook anche dal sindaco di Torino, Chiara Appendino, che ha scritto: “A essere stata aggredita non è solo Silvia ma tutta Torino, a nome della quale voglio esprimere a lei e a tutta la comunità LGBT la più sincera vicinanza. Non sarà un simile, vigliacco, gesto a oscurare il nostro impegno per l’inclusione di tutte e tutti, ma è sempre più evidente la necessità di una legge, il ddl Zan”.
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