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    Torino, 39enne legata, torturata e presa a morsi da compagno, suocera e figlio: “Ma lo amo ancora”

    Credit: Unsplash
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 30 Ott. 2024 alle 15:04

    A Torino, una donna di 69 anni e il figlio di 39 hanno patteggiato rispettivamente un anno e un anno e mezzo di carcere per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e sequestro di persona: i due avrebbero vessato, prendendola a botte e ricoprendola di insulti, la compagna dell’uomo, anche lei 39enne.

    In un’occasione la vittima sarebbe stata legata a una sedia, presa a morsi, insultata e percossa. Anche il figlio della coppia, un bambino di 8 anni, sarebbe stato coinvolto dal padre nelle vessazioni verso sua madre. A raccontare la terribile vicenda è il quotidiano La Stampa.

    La donna è stata risarcita con 6mila euro e ha revocato la costituzione di parte civile nel processo: “Io sono ancora innamorata di lui”, avrebbe dichiarato.

    Tutto ciò è accaduto, a partire dal 2022, in una famiglia apparentemente normalissima, residente alle porte di Torino: l’uomo protagonista delle violenze è un impiegato dell’azienda di dolciumi Ferrero.

    Secondo quanto ricostruito dai magistrati, una volta, dopo un litigio, la vittima aveva minacciato di telefonare alle forze dell’ordine: il compagno, per tutta risposta, ha chiamato in aiuto sua madre, la quale avrebbe costretto la nuora a inginocchiarsi e a “chiedere scusa”, per poi bloccarla su una sedia con l’aiuto dell’uomo.

    “Lei mi diceva: ‘Sei una cattiva madre, non hai mai pagato l’affitto per tutto questo tempo’. ‘Sei buona solo a farti i colpi di sole e le unghie con i soldi di mio figlio'”, ha raccontato la 39enne.

    Il suo compagno, inoltre, avrebbe istigato il figlio a stringere le mani al collo della madre, a tirarle i capelli e a darle “botte sulla testa” mentre la denigrava con frasi come “Non sei una madre, sei da buttare nel gabinetto” e “Sei un’orfanella, sei una zingara”.

    “Mi hanno strappato documenti, cataloghi, listini prezzi e ordini di acquisto. Poi hanno spezzato la chiave dell’auto per impedirmi di andare in ufficio”, ha riferito ancora la donna. Il compagno e la suocera le permettevano di alzarsi solo per andare in bagno e per occuparsi dell’altra figlia di 2 anni, ma sempre accompagnata dalla suocera. Solo dopo 4 ore la donna sarebbe riuscita a liberarsi.

    Un altro episodio sarebbe avvenuto durante la seconda gravidanza: la 39enne sarebbe stata colpita più volte alla pancia, chiusa fuori casa e costretta a dormire in auto al freddo. Le chiavi della sua auto spezzate, le scarpe bruciate e il giubbotto invernale gettato nel water.

    Ora che hanno patteggiato, compagno e suocera potranno beneficiato della sospensione condizionale della pena: non andranno in carcere, ma dovranno seguire corsi antiviolenza. L’uomo, che durante le indagini preliminari era stato messo agli arresti domiciliari, è ora libero, ma deve indossare il braccialetto elettronico. Non può avvicinare la compagna e può vedere i figli solo in un luogo neutro.

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