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    Respinta l’archiviazione per il padre di Renzi: le inchieste per il caso Consip vanno avanti

    Il padre del premier Matteo Renzi, Tiziano Credit: Ansa

    Il 3 marzo 2017 Tiziano Renzi dichiarò di non aver “mai preso soldi”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 25 Lug. 2019 alle 19:48

    Tiziano Renzi e il caso Consip: respinta l’archiviazione

    Il gip di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione, nell’ambito dell’inchiesta Consip, per Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, per l’accusa di traffico di influenze illecite.

    Le tappe

    Il giudice Gaspare Sturzo ha fissato la camera di consiglio per il prossimo 14 ottobre. La procura capitolina aveva sollecitato l’archiviazione il 25 ottobre scorso.

    Nel documento per gli inquirenti scrivevano che le ricostruzioni del padre dell’ex premier rese in Procura a Roma quando venne interrogato erano “largamente inattendibili“. Anche perché le risposte erano state fornite nella veste di indagato, quindi con la facoltà di non dire la verità.

    Genitori di Matteo Renzi di nuovo nel mirino della procura per bancarotta

    Il 3 marzo 2017 papà Renzi dichiarò di non aver “mai preso soldi”, che si trattava“di un evidente caso abuso di cognome”, di non aver mai incontrato Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano finito nei guai a Napoli per corruzione né di aver “avuto rapporti con lui”.

    Non venfgono citati, quella volta, i passaggi di denaro dall’imprenditore campano a Renzi senior che rispondeva però del solo traffico di influenze.

    Gli indagati

    Oltre alla posizione di Renzi senior, il giudice ha detto no anche ad altri nove indagati (per alcuni dei quali la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio per altre fattispecie) nei confronti dei quali i pm di piazzale Clodio avevano chiesto di archiviare singoli capi di imputazione.

    Tra loro l’ex ministro dello Sport Luca Lotti (rivelazione del segreto d’ufficio), il generale dell’Arma in Toscana, Emanuele Saltalamacchia (rivelazione del segreto d’ufficio), l’imprenditore Carlo Russo (turbativa d’asta).

    Respinta la richiesta di archiviazione anche per l’imprenditore Alfredo Romeo (corruzione e turbativa d’asta) e per l’ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino (corruzione e turbativa d’asta), l’allora ad di Grandi stazioni Silvio Gizzi (turbativa d’asta), l’ex ad di Consip Domenico Casalino (turbativa d’asta) e il dirigente Francesco Licci (turbativa d’asta).

    Tiziano Renzi caso Consip: millantato credito

    I pm, chiudendo l’indagine, avevano modificato l’ipotesi di accusa per l’imprenditore di Scandicci Carlo Russo, per millantato credito, ma ritenevano comunque che il padre dell’ex presidente del Consiglio avrebbe messo in contatto proprio Russo con l’allora ad di Consip Luigi Marroni (colui che era diventato una sorta di collettore della rivelazione dell’esistenza dell’indagine della Procura di Napoli).

    Senza contare che gli inquirenti restano convinti che ci sia stato un incontro fra Renzi senior e Alfredo Romeo che sarebbe avvenuto però nel 2015 a Firenze, in un periodo antecedente alla vicenda. Appuntamento tenutosi in un bar di giorno e non a Roma a cena, come era stato detto. Però ci sarebbe stato come emerso lo scorso marzo.

    Per i pm, non c’erano elementi concreti che potessero provare una sua partecipazione a fatti illeciti: anche perché Renzi senior non era un soggetto attivo nelle intercettazioni telefoniche e ambientali.

    Il padre dell’ex premier aveva sottolineato di essere legato a Russo da una frequentazione di carattere religioso e con cui aveva partecipato ad alcuni pellegrinaggi a Medjugorje, mentre l’imprenditore di Scandicci, anche lui interrogato a marzo, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

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