Convocata per oggi alle 15 una riunione straordinaria del consiglio di amministrazione di Tim: all’ordine del giorno la manifestazione d’interesse da parte del fondo statunitense Kkr per l’acquisto dell’intero gruppo. Kkr – attraverso Kkr Infrastructure – è già socio al 37,5% di FiberCop, la società controllata da Tim che punta a installare la fibra ottica di nuova generazione nel nostro Paese.
Palazzo Chigi
Il fondo Usa è interessato all’acquisto di tutta la società e sarebbe poi pronto a lanciare un’offerta pubblica sull’intero capitale sociale. Nell’ambito della sua manifestazione d’interesse, Kkr avrebbe chiesto alla società di avere un riscontro entro quattro settimane. Il fondo nei giorni scorsi avrebbe sondato anche il governo, il quale avrebbe manifestato una posizione di neutralità. Va ricordato che Palazzo Chigi sarebbe in grado di esercitare in questa operazione la sua golden power, cioè dei poteri speciali, a tutela di un asset strategico per l’Italia. Il ministero dell’Economia ha scelto di non commentare la vicenda e di voler osservare “il massimo riserbo”.
Vivendi
Vivendi, il principale socio di Tim con circa il 23,5% del capitale, ha ribadito tramite un portavoce di essere “un investitore di lungo termine” nel gruppo e ha “negato fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi fondo” per avanzare un piano alternativo da contrapporre alla manifestazione d’interesse avanzata da Kkr. “Vivendi ribadisce – ha riferito la portavoce della società francese – la propria disponibilità e volontà a collaborare con le autorità e le istituzioni pubbliche italiane per il successo a lungo termine di Tim”.
Cos’è Kkr
Kkr è una società globale di investimenti. È stata fondata nel 1976 con il nome di Kohlberg Kravis Roberts & Co e dal 2010 è quotata alla borsa di New York. È attiva in quattro continenti e in diversi settori, dalle infrastrutture all’immobiliare, i suoi investimenti raggiungono il mezzo miliardo di valore.
La reazione politica
L’operazione ha suscitato la reazione della politica. Stefano Fassina di Leu ha chiesto al governo di riferire in Parlamento “sul futuro di Tim, Fibercop, Tim Sparkle, la società dei cavi sottomarini”. Per Fassina “è in gioco un tassello decisivo per l’interesse nazionale, per la transizione digitale, per la sicurezza della nazione, non soltanto una grande impresa e 40.000 lavoratrici e lavoratori”.
“Il Parlamento – ha aggiunto Fassina – non può rimanere a guardare la partita tra Vivendi, Kkr, gli altri fondi di investimento e qualche azionista italiano a rimorchio. È surreale che, per la competitività italiana, attacchiamo le concessioni per le spiagge e ignoriamo le scorribande su Tim”.